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Mia zia, molto pallida, e con profonde rughe sul viso, rimase immobile sulla sedia finché non tacqui; poi qualche lagrima le rigò le gote, ed ella mi prese la mano.

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– Non è nulla, Trot, non è nulla. Non se ne parlerà più.

Poi lo saprai. Ora, cara Agnese, occupiamoci delle nostre faccende.

– Io debbo fare al signor Micawber la giustizia di dire –

cominciò Traddles – che, sebbene non abbia saputo mai lavorare per proprio conto, sembra ch’egli sia un uomo della massima attività quando lavora per gli altri. Non ho conosciuto mai un altro che gli somigliasse. Il calore che ha continuamente mantenuto, l’impeto col quale s’è immerso giorno e notte fra le carte e i libri, per non dir dell’immenso numero di lettere che ha scritto da questa casa a casa del signor Wickfield, e spesso a traverso il tavolino quando mi era seduto di fronte e avrebbe potuto più facilmente parlarmi, è veramente straordinario.

– Delle lettere? – esclamò mia zia. – Io credo che anche in sogno scriva delle lettere.

– E anche il signor Dick, – disse Traddles – ha fatto meraviglie. Non appena sciolto dall’obbligo di sorvegliare Uriah Heep, obbligo osservato con un rigore difficile a superare, cominciò a mettersi tutto a disposizione del signor Wickfield. E il suo vivo desiderio d’esserci utile nelle ricerche da noi iniziate, e la sua preziosa utilità nel fare estratti e copie, e nel porgere e portare libri e documenti, sono stati veramente confortanti.

– Dick è persona veramente ragguardevole – esclamò mia zia: – l’ho sempre detto. Trot, tu lo sai.

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– Son felice di dire, signorina Wickfield – continuò Traddles, con gran delicatezza insieme e con gran serietà – che nella vostra assenza il signor Wickfield ha molto migliorato. Alleggerito dall’incubo che lo opprimeva da tanto tempo e dalla tremenda ansia nella quale aveva vissuto, ora sembra un altro. A volte, giacché ha sperimentato un sensibile miglioramento anche nel potere di concentrare la memoria e l’attenzione su qualche punto particolare degli affari ha potuto aiutarci nel chiarir certe faccende, che sarebbe stato difficile, se non addirittura disperato, chiarir senza di lui. Ma ciò che debbo fare è di venire ai risultati, che sono abbastanza brevi; non di ciarlare su tutte le circostanze che ci danno a bene sperare per l’avvenire, perché non la finirei mai.

I modi schietti e la bella semplicità di Traddles facevano trasparire evidente la sua intenzione, non perciò meno simpatica, di metterci di buon umore e di far sì che Agnese potesse udir con maggior fiducia menziona-re il padre.

– Ora, vediamo – disse Traddles, guardando fra le carte sul tavolino. – Avendo calcolato i nostri fondi e ordinato una gran massa di conti confusi per errore e d’altri confusi a bella posta e falsificati, noi ora possiamo dichiarare che il signor Wickfield può ritirarsi dagli affari senza rimanere affatto in deficit.

– Cielo, ti ringrazio! – esclamò Agnese con fervore.

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– Ma – disse Traddles – quello che gli rimarrebbe per vivere... anche se vendesse la casa... sarebbe tanto poco che non sorpasserebbe probabilmente alcune centinaia di sterline. Perciò, signorina Wickfield, è bene riflettere se non fosse meglio continuare nella gestione delle proprietà che da tanto tempo ha amministrate. I suoi amici potrebbero consigliarlo; ora egli è libero da ogni imbarazzo. Potreste consigliarlo voi stessa, signorina Wickfield... Copperfield... io...

– Ci ho pensato, Trotwood – disse Agnese, guardandomi – e sento che questo non può e non deve essere; nemmeno dietro la sollecitazione d’un amico al quale debbo esser così grata e debbo tanto.

– Non dico che io ve lo voglia consigliare – osservò Traddles. – Credevo fosse mio dovere di suggerirvelo.

Non ne parliamo più.

– Son felice di sentirvi dir così – rispose Agnese con fermezza, – perché questo mi dà la speranza, quasi la certezza che pensiamo allo stesso modo. Caro signor Traddles e caro Trotwood, una volta che papà è liberato da tale fardello, che cosa potrei desiderare? Ho sempre sperato, se avessi potuto alleggerirlo dalle fatiche che lo intristivano, di rendergli un po’ dell’amore e della sollecitudine che io gli debbo, e di consacrargli tutta la mia vita. Questa è stata, per anni, la mia più fervida aspirazione. Assumermi io la cura del nostro avvenire sarà la maggiore felicità, dopo quella di liberarlo da tutte le sue 1380

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responsabilità, che mi possa toccare.

– E avete pensato al modo, Agnese?

– Spesso. Non ho alcun timore, caro Trotwood. Son certa di riuscire. Tutti mi conoscono qui, e mi stimano; di questo son sicura. Non abbiate paura per me. I nostri bisogni non sono molti. Se io do a pigione la cara nostra abitazione, e apro una scuola, sarò felice di rendermi utile.

Il calmo fervore della sua chiara voce mi presentò con tanta vivezza prima il ricordo dell’antica e cara sua abitazione, poi quella della mia, così vuota e solitaria, che il cuore, traboccante di commozione, non seppe trovare una parola. Traddles finse, per un poco, d’essere occupato a cercare una carta.

– E ora, signora Trotwood – disse Traddles – possiamo parlare un poco della vostra proprietà.

– Bene, signore – disse mia zia – tutto ciò che ho da dire si è che se è sparita, saprò rassegnarmi, e che se esiste, sarò lieta di ricuperarla.

– In origine, credo, fosse di ottomila sterline in rendita consolidata – disse Traddles.

– Appunto – disse mia zia.

– Non ho potuto trovarne più di cinque – disse Traddles, perplesso.

– Cinquemila sterline o cinque? – chiese mia zia, con 1381

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straordinaria calma.

– Cinquemila – disse Traddles.

– È tutto quello che c’era – rispose mia zia.

– Ne avevo vendute io stessa tremila; mille per la tua iscrizione, caro Trot; e le altre duemila le ho io. Quando perdetti il resto, mi parve meglio di non dir nulla a nessuno di questa somma, e di tenerla come riserva in caso di bisogno. Volevo vedere come te la saresti cavata, Trot, e te la sei cavata a meraviglia, mostrando un tesoro di tenacia, di coraggio e di abnegazione. Dick ha fatto lo stesso. Non mi dite nulla, perché mi sento i nervi un po’

scossi!

Nessuno l’avrebbe creduto, vedendola impettita sulla sedia, con le braccia incrociate. Ella, invece, aveva una meravigliosa padronanza di sé.

– Allora io son felice di potervi dire – esclamò Traddles, raggiante di gioia – che abbiamo ricuperato tutto il vostro denaro!

– Nessuno mi faccia le sue congratulazioni! – esclamò mia zia. – E in che modo, signore?

– Voi credevate che la somma se la fosse appropriata il signor Wickfield? – disse Traddles.

– Appunto – disse mia zia – e perciò stetti zitta.

Agnese, non una parola!

– E invece – disse Traddles – i vostri titoli erano stati 1382

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venduti in virtù dei poteri che voi gli avevate conferito; ma è inutile che vi dica da chi erano stati venduti, e con quale firma. Dopo, quel furfante osò affermare... e provare anche con cifre... al signor Wickfield ch’egli aveva impiegato la somma per colmare altri ammanchi e nascondere altre difficoltà. Il signor Wickfield, in seguito, mostrandosi così debole da pagarvi parecchie volte gl’interessi d’un capitale che sapeva non esistere più, si fece, disgraziatamente, complice della frode.

– E alla fine se ne assunse tutta la colpa – aggiunse mia zia; – e mi Scrisse una lettera insensata con la quale si accusava di furto e di reati inauditi. Allora io gli feci una visita una mattina presto, chiesi una candela, di-strussi alla fiamma la lettera, e gli dissi che un giorno, se gli fosse stato possibile, m’avrebbe pagato; ma che in tanto accudisse ai propri affari, per amore di sua figlia...

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