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Essere simile fosse mai esistito.

Naturalmente risposi al biglietto andando da basso a pagare il debito. Trovai il signor Micawber in un angolo, nell’atto di contemplare tristemente l’agente dello sceriffo che lo aveva arrestato. Non appena si sentì libero, egli mi abbracciò col massimo fervore; e s’affrettò ad annotare il debito nel suo taccuino – che poi riaprì per segnarvi scrupolosamente un altro soldo, che per disav-vertenza m’era sfuggito nella somma totale.

Il taccuino gli rammentò a tempo un’altra transazione.

Al nostro ritorno su (egli giustificò la sua assenza col dire che doveva attribuirsi a circostanze indipendenti dalla sua volontà) ne staccò un foglio, e lo coprì letteralmente di operazioni, attentamente eseguite. Dalla sommaria occhiata che potei dare a quel campo di cifre posso dire che non avevo mai visto operazioni simili in un’aritmetica per le scuole. Mi parve che fossero calcoli d’interesse composto su ciò che egli chiamava «il capitale di quarantuna sterlina, dieci scellini e undici pence e mezzo», a diverse scadenze. Dopo averli diligentemente considerati e aver fatto una stima accurata dei suoi mezzi, egli aveva deliberato di scegliere l’operazione che rappresentava la somma dell’interesse composto da quel giorno a tre anni, tre mesi e quattordici giorni. Perciò egli aveva tratto, scritto e firmato con grande chiarezza un’obbligazione rimessa lì su due piedi a Traddles, e che rappresentava il pieno saldo del suo debito (come da 1435

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uomo a uomo), con molti ringraziamenti.

– E pure ho il presentimento – disse la signora Micawber, scotendo pensosamente il capo – che prima della nostra partenza, la mia famiglia si farà vedere a bordo.

Evidentemente anche il signor Micawber aveva il suo presentimento sullo stesso soggetto, ma preferì di annegarlo nella ciotola di stagno e ingoiarlo.

– Se avrete l’occasione di scrivere in patria, durante il viaggio – disse mia zia – non dovrete dimenticare di mandarci vostre notizie.

– Mia cara signora Trotwood – ella rispose – io sarò più che felice di pensare che qualcuno attende nostre notizie. Non mancherò di scrivere. E al signor Copperfield, nostro antico e affezionato amico, non dispiacerà di ricevere, spero, di tanto in tanto, le novelle di una che lo conosce fin da quando i gemelli erano in fasce.

Dissi che sarei stato felice di riceverle quante volte le sarebbe piaciuto di mandarmene.

– A Dio piacendo, vi saranno molte occasioni – disse il signor Micawber. – L’oceano, in questi giorni, è tutto una flotta di bastimenti; e ne incontreremo certo molti durante il viaggio. È una semplice crociera – disse il signor Micawber, agitando l’occhialetto – una semplice crociera. La distanza è assolutamente minima.

Era strano, ma in perfetta armonia col carattere del si-1436

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gnor Micawber, che del viaggio da Londra a Canterbury egli avesse parlato come se si fosse trattato d’andare agli estremi confini del mondo, e del viaggio dall’Inghilterra all’Australia, come di una semplice passeggiatina a traverso il Canale.

– Durante il viaggio mi sforzerò – disse il signor Micawber – a comporre di tanto in tanto qualche filastrocca; e la musica di mio figlio Wilkins sarà, spero, gradita al pubblico del bastimento. Quando la signora Micawber avrà presa l’abitudine di camminar spedita sul ponte, forse canterà il «Piccolo Tafflin». Trichechi e delfini, credo, saranno spesso avvistati da prua e da poppa, e sia a tribordo sia a babordo, interessanti oggetti saranno continuamente scoperti. Insomma – disse il signor Micawber, con la sua solita aria di solennità – è probabile che sarà un tale divertimento, sotto e sopra, che quando il gabbiere appollaiato sull’albero maestro griderà: «Terra!», tutti saranno chi sa quanto meravigliati!

Così dicendo ingoiò il contenuto della ciotola di stagno, come se avesse già fatto il viaggio, e avesse sostenuto un esame di prima classe innanzi alle più alte autorità navali.

– Ciò che spero principalmente, mio caro signor Copperfield – disse la signora Micawber – si è di poter vivere di nuovo nella madre patria in persona di qualche discendente della nostra famiglia. Non t’accigliare, Micawber! Io non alludo alla mia propria famiglia, ma ai fi-1437

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gli dei nostri figli. Per quanto possa essere vigoroso il pollone trapiantato – disse la signora Micawber, scotendo il capo – non si può dimenticare il ceppo d’origine; e quando la nostra famiglia avrà raggiunto la grandezza e la ricchezza, confesso che sarei lieta se questa ricchezza refluisse negli scrigni della Gran Bretagna.

– Mia cara – disse il signor Micawber – la Gran Bretagna se la sbrighi da sé. Io son costretto a dire ch’essa non ha mai fatto molto per me, e che per lei non ho alcun desiderio particolare da formulare.

– Micawber – rispose la signora Micawber – hai torto.

Tu parti, Micawber, per un paese lontano, non per inde-bolire, ma per rafforzare i legami che ti uniscono alla Vecchia Albione.

– I legami di cui tu parli, amor mio – soggiunse il signor Micawber – non m’hanno messo, ripeto, in condizioni tali da rifuggire dallo stringerne altri.

– Micawber – rispose la signora Micawber – ti ripeto, hai torto. Tu non sai il tuo valore, Micawber. Sarà il tuo valore che rafforzerà, anche nel passo che stai per dare, i legami che ti stringono ad Albione.

Il signor Micawber stava nella poltrona con le ciglia levate, con l’aria in parte d’accettare, in parte di respingere le opinioni di sua moglie, ma perfettamente persuaso del loro valore profetico.

– Mio caro signor Copperfield – disse la signora Mica-1438

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wber – vorrei che mio marito comprendesse la sua posizione. A me sembra estremamente importante che mio marito, fin dal primo momento del suo imbarco, abbia un chiaro concetto della sua posizione. Voi mi conoscete da tanto tempo, signor Copperfield, e sapete benissimo che non ho l’indole impetuosa di mio marito. Il mio carattere è, se io posso dir così, eminentemente pratico. So che questo che intraprendiamo è un lungo viaggio. So che dovremo sopportare molte privazioni e fare molti sacrifici. Sono cose che già so. Ma so anche quanto valga mio marito. Conosco il valore nascosto di mio marito. E perciò considero vitalmente importante che mio marito comprenda la sua posizione.

– Amor mio – egli osservò – forse tu mi permetterai di notare che non è possibile che io non comprenda la mia posizione in questo momento.

– Credo di no, Micawber – ella soggiunse. – non pienamente, almeno. Mio caro signor Copperfield, quello di mio marito non è un caso ordinario. Mio marito parte per un paese lontano espressamente per essere compreso e stimato la prima volta in vita sua. Io vorrei che il signor Micawber si piantasse a prua del bastimento e dicesse fermamente: «Io debbo conquistare questo paese.

Ci sono onori? Ci sono ricchezze? Ci sono impieghi largamente retribuiti? Si facciano avanti! Sono miei!».

Il signor Micawber ci guardò tutti in giro, e parve pensare che ci fosse del buono nelle parole della moglie.

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– Vorrei che mio marito, per dirla chiara – disse la signora Micawber col tono più reciso – fosse il Cesare della sua fortuna. Questa, mio caro signor Copperfield, a me sembra la sua vera posizione. Dal primo istante di questo viaggio, vorrei che mio marito si piantasse a prua del bastimento, e dicesse: «Bando agl’indugi, bando ai disinganni, bando alle meschinità! S’era nella patria antica! Ma quella è la nuova. Mi si deve una riparazione.

Affrettatevi».

Il signor Micawber incrociò le braccia in atteggiamento risoluto, come se fosse già in piedi sulla figura che decorava la prua del bastimento.

– E facendo questo – disse la signora Micawber – comprendendo la sua posizione, non ho ragione di dire che mio marito non indebolirà, ma rafforzerà i legami che lo stringono alla Gran Bretagna? Se in quell’emisfero spunta un nuovo importante personaggio, si potrà negarmi che la sua influenza arriverà fino in patria? Mi si potrà credere così cieca da non vedere che mio marito, tenendo lo scettro dell’ingegno e del potere in Australia, sarà qualche cosa in Inghilterra? È vero che sono una donna, ma sarei indegna di me se mi si potesse attribuire una cecità simile.

La persuasione della signora Micawber che i suoi argomenti fossero irresistibili dava alle sue parole una certa elevazione morale che m’era nuova in lei.

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– E perciò – disse la signora Micawber – quel che più desidero in avvenire è di rivivere sul suolo natìo. Forse mio marito rappresenterà... non posso dissimularmi che è probabile che mio marito rappresenterà... una pagina della storia; e allora egli deve riapparire nel paese che gli diede la nascita, ma non un impiego.

– Amor mio – osservò il signor Micawber – m’è impossibile non esser commosso dalle tue affettuose parole. Io son sempre pronto a sotto mettermi al tuo buon senso.

Ciò che sarà... sarà. Il Cielo mi scampi dal voler lesinare alla patria neanche un soldo di quella ricchezza che potrà essere accumulata dai nostri discendenti!

– Così va bene – disse mia zia, voltandosi verso il pescatore Peggotty; – e io bevo alla salute di tutti; e che ogni benedizione vi accompagni.

Il pescatore Peggotty mise in terra i due bambini che s’era tenuto sulle ginocchia, uno per lato, per unirsi al signore e alla signora Micawber nel ricambiarci il brindisi; e nell’atto che egli e i Micawber si stringevano cordialmente le mani, e il suo viso abbronzato si illuminava di un sorriso, sentii che egli avrebbe fatta la sua strada, avrebbe riscosso la stima di tutti, e si sarebbe fatto voler bene dovunque fosse andato.

Anche i bambini furono invitati a immergere il cucchiaio di legno nella ciotola del signor Micawber e a farci i loro auguri. Dopo di che, mia zia e Agnese si levarono, 1441

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e si separarono dagli emigranti. Fu un melanconico addio. Tutti piangevano. I bambini si strinsero alla gonna d’Agnese fin all’ultimo momento; e noi lasciammo la signora Micawber veramente angosciata, singhiozzante e piangente alla luce d’una fioca candela, che doveva, dal fiume, dare a quella stanza l’apparenza d’un faro veramente poco radioso.

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