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Charles Dickens David Copperfield

– Io mi domando, vedi, come tu possa mostrarti tanto ingrato – singhiozzò Dora – pur sapendo che l’altro giorno, soltanto perché avevi detto che ti sarebbe piaciuto un po’ di pesce, uscii sola, e camminai delle miglia per ordinarlo e farti una sorpresa.

– E fosti molto gentile, mia cara – dissi. – Te ne fui così riconoscente che non volli per nulla al mondo dirti che avevi comprato un salmone. .. troppo grosso per due persone sole. E che costava una sterlina e più, un prezzo molto superiore ai nostri mezzi.

– Ti piacque moltissimo, però – singhiozzò Dora – e dicesti che io ero un tesoro.

– E te lo dirò di nuovo, amor mio – risposi – mille volte.

Ma io avevo ferito il tenero cuoricino di Dora, e non c’era verso di consolarlo. Ella era così patetica nei suoi singhiozzi e nei suoi gemiti, che sentivo come se le avessi detto non so quale enormità per maltrattarla. Ero obbligato ad andar via in fretta; dovetti star fuori fino a tardi, e provai tutta la sera tali fitte di rimorso che mi sentivo perfettamente infelice. Avevo la coscienza d’un assassino, ed ero invaso da un vago senso d’estrema malvagità.

Erano le due o le tre dopo mezzanotte, quando tornai a casa. Trovai mia zia, in salotto, che mi aspettava.

– Che c’è, via? – dissi, intimorito.

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– Nulla, Trot – ella rispose. – Siediti, siediti. Fiorellino era un po’ sconvolta, e io le ho fatto compagnia. Questo è tutto.

Appoggiai la testa alla mano, e mi sentii più addolorato e depresso, mentre me ne stavo lì a contemplare il fuoco, di quel che avessi mai creduto possibile così presto dopo il pieno appagamento di tutti i miei più fulgidi voti. Mentre continuavo a pensare, mi accadde d’incontrare gli sguardi di mia zia, ch’eran fissi su di me. V’era in essi un’espressione di ansia; ma si dileguò subito.

– Vi assicuro, zia – dissi – che sono stato male tutta la sera, pensando allo stato di Dora. Ma io non avevo altra intenzione che di parlare con tutta tenerezza e amore delle nostre faccende domestiche.

Mia zia mi fece un segno d’incoraggiamento.

– Tu devi aver pazienza, Trot – mi disse.

– Naturalmente. Dio sa che non intendo essere irragionevole, zia!

– No, no – disse mia zia. – Ma Fiorellino è un tenero fiorellino, e il vento dev’esser gentile con lei.

Ringraziai, in cuor mio, mia zia per la sua tenerezza verso mia moglie; sicuro che ella mi intendeva.

– Non credete, zia – dissi, dopo aver contemplato un altro po’ il fuoco – che sarebbe opportuno di consigliare un po’ Dora, di tanto in tanto, per nostro mutuo vantag-1137

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gio?

– Trot – rispose mia zia, con qualche emozione – no, non chiedermi una cosa simile.

Il suo tono era così grave che levai gli occhi, sorpreso.

– Io do uno sguardo al passato, figlio mio – disse mia zia – e penso ad alcuni che sono sepolti e coi quali avrei potuto mantenere dei rapporti più gentili. Se io giudicavo severamente gli errori degli altri in tema di matrimonio, dipendeva forse dal fatto che avevo delle amare ragioni per giudicare severamente il mio. A parte questo, per molti anni oramai sono stata una donna strana, malcontenta, e bizzarra, come sono ancora, e come sarò sempre. Ma fra te e me ci siamo fatti del bene, Trot... ad ogni modo, tu mi hai fatto del bene, caro; e a quest’ora fra noi non ci debbono essere divisioni.

– Divisioni fra noi! – esclamai.

– Bambino, bambino! – disse mia zia, lisciandosi il vestito. – Neppure un profeta sarebbe in caso di dire come avverrebbero presto, e come potrei rendere infelice il nostro Fiorellino, se cercassi di mischiarmi in qualche cosa. Io desidero ch’ella mi voglia bene, e sia sempre lieta come una farfalla. Ricorda casa tua, in quel secondo matrimonio; e non far mai né a me né a lei il torto che hai immaginato.

Compresi subito che mia zia aveva ragione; e compresi a pieno la generosità dei suoi sentimenti verso mia 1138

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moglie.

– Sono i primi giorni, Trot – ella continuò – e Roma non fu fabbricata in un giorno, e neppure in un anno. Tu hai scelto di tua spontanea volontà – mi parve che una nuvola le velasse il viso, per un istante – e hai scelto una bella e affettuosa ragazza. Sarà tuo dovere, e tuo piacere anche... naturalmente ne son convinta; io non ti sto facendo una predica... di stimarla (giacché l’hai scelta tu) per le qualità che ha, non per quelle che non ha. Queste ultime, se puoi, devi tu cercare di svilupparle in lei. E se non puoi, figlio – e così dicendo mia zia si diede una stropicciata al naso – devi abituarti a farne senza. Ma ricordati, figlio mio, che il vostro avvenire, è fra voi due.

Nessuno può aiutarvi: ve lo dovete formare da voi. Questo è il matrimonio, Trot; e il Cielo vi benedica entrambi in questa avventura, poiché voi siete come due bambini perduti in un bosco.

Mia zia disse questo in tono scherzoso, e mi diede un bacio come sanzione della sua benedizione.

– Ora – ella disse – accendi il mio lanternino, e accom-pagnami alla mia scatoletta per la via del giardino – perché da quella parte i nostri due villini erano in comunicazione. – Dai a Fiorellino i saluti di Betsey Trotwood, al ritorno, e checché accadrà, Trot, non pensar mai di far di Betsey uno spauracchio, perché l’ho vista spesso allo specchio, e so che è già naturalmente burbera e arcigna, senza aggiungervi altro.

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Così dicendo, mia zia si legò la testa in un fazzoletto, come era solita fare in simili occasioni; e io l’accompagnai a casa sua. Mi parve, mentre, ferma nel giardino innanzi alla porta, sollevava il lanternino per rischiararmi la via del ritorno, ch’ella mi guardasse di nuovo con una espressione di ansia; non vi badai gran che, troppo occupato com’ero a riflettere a ciò che m’aveva detto, e troppo penetrato, per la prima volta, in verità, dalla persuasione che Dora e io dovevamo crearci il nostro avvenire da noi.

Dora discese in pantofole per venirmi incontro, e si mise a piangere sulla mia spalla, e mi disse che io ero stato crudele e lei era stata cattiva; e credo che io dicessi in sostanza le stesse cose; e tutto finì; e decidemmo che quella piccola disputa sarebbe stata l’ultima, e che non ne avremmo avuta mai una seconda, anche se fossimo arrivati a cent’anni di vita.

Il nuovo affanno domestico da noi sperimentato fu il Torneo delle Domestiche. Il cugino di Maria Anna aveva disertato e s’era andato a nascondere nel buco che formava la nostra carbonaia. Ne fu tratto, con nostra gran meraviglia, da un picchetto armato di suoi commi-litoni, che lo ammanettarono e lo condussero via in un corteo che sparse d’ignominia l’ingresso del nostro giardino. Questo m’incoraggiò a sbarazzarmi di Maria Anna, che se n’andò con tanta tranquillità, appena ebbe intascato il salario, che io ne rimasi sorpreso, finché non 1140

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scopersi la faccenda dei cucchiaini da tè, e certi prestiti di piccole somme, fatti da lei in mio nome, presso i bottegai del quartiere. Dopo un intervallo di certa Kidgerbury – la più vecchia abitante di Kentis Town, credo, che andava in servizio a giornata, ma era troppo debole per la pratica effettuazione delle sue idee di quell’arte –

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