Riflettendo su ciò che m’era stato detto, mi parve necessario informarne il pescatore Peggotty. Il giorno appresso andai a Londra in cerca di lui. Egli era sempre in giro da una parte e dall’altra, con l’unico scopo di rintracciar la nipote; ma spesso tornava a Londra. Di tanto in tanto, l’avevo visto passare nel cuor della notte con la speranza di scoprire fra le rare ombre vaganti nelle vie in quelle ore indebite ciò che temeva di trovare.
Egli aveva appigionato una camera sulla bottega del droghiere in Hungerford Market, della quale ho già avuto occasione di parlare, e di dove aveva iniziato il suo pio pellegrinaggio. Andai lì a cercarlo. Domandai di lui, e appresi da quelli lì di casa che non era ancora uscito, e che l’avrei trovato su in camera.
Stava leggendo accanto alla finestra, sulla quale coltivava un po’ di piante. La camera era molto linda e ordinata. Vidi subito che era sempre preparata per ricevere Emilia, e ch’egli non usciva mai senza sperare di ricondurla a casa. Non mi aveva udito picchiare all’uscio, e levò gli occhi soltanto quando gli misi una mano sulla spalla.
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– Signorino Davy! Grazie, signore, grazie di cuore per la vostra visita! Accomodatevi. Siate il benvenuto, signore.
– Signor Peggotty – dissi, prendendo la sedia che mi porgeva – non sperate molto, ma ho qualche notizia da darvi.
– Di Emilia?
Si mise vivamente la mano alla bocca, e diventando pallido, mi fissò negli occhi.
– Non c’è alcun indizio del punto ove ella si trova presentemente, ma non è più con lui.
Si sedette, guardandomi intento, e ascoltando in silenzio tutto quanto avevo da dirgli. Non dimentico il senso di dignità, di bellezza perfino del suo viso, che aveva nei tratti una paziente gravità, quando, allontanando gradatamente gli occhi dai miei, li fissò al suolo, e poggiò la fronte alla mano. Non m’interruppe una sola volta, ma ascoltò calmo sino alla fine. Pareva che seguisse unicamente la figura di lei a traverso la narrazione, lasciandosi passare accanto ogni altra forma senza degnarla d’una occhiata.
Quando ebbi finito, si coprì la faccia, e continuò a tacere. Io guardai per un po’ fuori la finestra, e mi occu-pai delle piante.
– Che credete voi, signorino Davy? – egli chiese fi-1202
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nalmente.
– Credo che sia viva – risposi.
– Non so. Forse il primo colpo fu troppo grave, e nell’angoscia del suo cuore... Quel mare di cui parlava sempre... Forse ne parlava tanto perché doveva essere la sua tomba.
Disse questo con voce cupa e bassa, passeggiando su e giù nella cameretta.
– E pure – egli aggiunse – signorino Davy, ero così sicuro che fosse viva... giorno e notte, vegliando e dormendo, ho pensato tanto che l’avrei trovata... questo pensiero m’ha dato tanta forza, tanta fiducia... che non credo d’essermi ingannato. No, Emilia è viva.
Poggiò con forza la mano sulla tavola, e gli vidi nel viso abbronzato una espressione di energia.
– Mia nipote Emilia è viva, signore – egli disse con fermezza. – Non so donde mi venga questa persuasione e come sia, ma qualche cosa mi dice che è viva.
Aveva un’aria quasi ispirata, pronunziando quelle parole. Aspettai qualche istante che fosse in grado d’ascoltarmi; e poi volli comunicargli un’idea che m’era venuta la sera prima.
– Ora, mio caro amico... – cominciai.
– Grazie, grazie, mio buon signore – disse tenendomi la mano fra le sue.
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– Se ella dovesse venire a Londra, cosa probabile... perché dove si perderebbe più facilmente che in questa vasta città? E che altro potrebbe fare se non perdersi e nascondersi, se non tornasse a casa prima?...
– Ma non tornerà a casa – egli interruppe, scotendo il capo. – Se ella l’avesse lasciato di sua spontanea volontà, forse sì; ma non dopo essere stata abbandonata, signore!
– Se mai capita qui – dissi – credo che vi sia una persona in grado più di qualunque altra di rintracciarla. Ricordate... ascoltatemi con fermezza... pensate al vostro grande scopo... ricordate Marta?
– Del nostro paese?
Non occorreva la risposta: bastava guardarlo.
– Sapete che è a Londra?
– L’ho veduta per strada – rispose con un brivido.
– Ma non sapete – io dissi – che l’Emilia si mostrò molto buona per lei, con l’aiuto di Cam, molto prima che fuggisse di casa. Non sapete neppure che quella sera che v’incontrai e parlammo in quella sala laggiù, dall’altro lato della via, ella ascoltava alla porta?
– Signorino Davy! – rispose stupito. – Quella sera che nevicava tanto?
– Precisamente! Da allora non l’ho più veduta. La cercai, dopo essermi separato da voi, per parlarle, ma era 1204
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scomparsa. Non volli allora parlarvi di lei, e non vorrei parlarvene ora; ma è lei la persona che dicevo, e quella alla quale dobbiamo ricorrere. Mi comprendete?
– Troppo giusto, signore – rispose. Discorrevamo con una voce, che era quasi un bisbiglio, e continuammo nello stesso tono.
– Voi dite che l’avete veduta. Credete che possiamo ritrovarla? Perché io non la potrei incontrare che per un puro caso.