Come se fosse una parte di quella corruzione e di quella putredine, la ragazza da noi seguita si spinse fino al limite del fiume, e se ne stette nel mezzo di quella scena notturna, solitaria e immota, contemplando il vuoto.
Alcune barche, addormentate qua e là nel fango, ci misero in grado di arrivare a pochi passi da lei senza esser veduti. Allora io feci cenno al pescatore Peggotty di fermarsi, ed emersi dall’ombra per parlarle. Non me le avvicinai senza un tremore; perché la trista mèta di quella sua passeggiata, e il modo come ella s’era fermata, quasi nell’ombra cavernosa del ponte di ferro, a guardare i lumi contorti nella corrente impetuosa, m’ispiravano un segreto terrore.
Mi parve ch’ella mormorasse qualche cosa. Benché stesse con gli occhi fissi sull’acqua, si tolse lo scialle e se ne avvolse le mani, agitata è smarrita; con i movimenti febbrili d’una sonnambula. Non dimenticherò mai 1211
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che v’era nel suo selvaggio aspetto qualche cosa che mi sospese nell’angoscia di vederla lì lì inabissarsi innanzi a me, finché non potei afferrarla per il braccio e tenerla.
Nello stesso momento gridai: «Marta!».
Ella cacciò un grido di terrore, e si divincolò con tanta forza, che non so se solo sarei riuscito a tenerla. Ma fu afferrata da una mano più vigorosa della mia; e quando levò gli occhi atterriti e vide di chi era, tentò un altro sforzo disperato, e si abbandonò al suolo fra noi due. La trasportammo lungi dall’acqua in un punto dove vi erano dei sassi asciutti, e lì la facemmo sedere. Con la testa nascosta fra le mani, ella piangeva e gemeva.
– Oh, il fiume! – ripeteva angosciosa. – Oh, il fiume!
– Zitta, zitta! – le dissi, – Calmatevi! Ma ella, gemendo, ripeteva sempre le stesse parole: «Oh, il fiume, oh, il fiume!».
– So che è come me! – poi esclamò. – So che gli appar-tengo. È la sola compagnia degna di me, ora. Viene dai luoghi di campagna, dove scorreva puro e innocuo...
passa per le vie tristi, sozzo e miserabile... e va come la mia vita a un gran mare continuamente in burrasca... e sento che debbo accompagnarlo.
Tranne che in queste parole, non avevo mai conosciuto che fosse la disperazione.
– Non posso lasciarlo. Non posso dimenticarlo. M’os-1212
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sessiona giorno e notte. È la sola cosa al mondo degna di me! Oh, l’orribile fiume!
Mi passò per la mente il pensiero che nel viso del mio compagno, che la guardava muto e immobile, avrei potuto leggere la storia della nipote, se anche non l’avessi saputa. Non avevo mai visto, in nulla di vero o d’imma-ginario, l’orrore e la pietà così perfettamente fusi. Egli tremava, come una foglia, e la sua mano, che io toccai, perché il suo aspetto m’aveva fatto paura, era mortalmente gelida.
– Ella è in accesso di follia – gli bisbigliai. – Fra poco parlerà diversamente.
Non so che cosa egli volesse rispondermi. Accennò a parlare, e parve pensare che m’avesse risposto; ma non aveva fatto altro che stendere la mano e indicarmi Marta, la quale era stata presa da un nuovo scoppio di pianto, e rassomigliava, con la testa nascosta fra le pietre, a una immagine prostrata di abbiezione e di rovina. Convinto che bisognava lasciarle il tempo di calmarsi, prima di poterla interrogare con qualche speranza, trattenni il pescatore Peggotty che voleva rialzarla, e aspettammo in silenzio che ella si calmasse un poco.
– Marta – dissi allora, chinandomi per rialzarla: sembrava che si volesse alzare con l’intenzione di andarsene, ma era così debole che si appoggiò contro una barca. –
Sapete chi è qui con me?
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Con un fil di voce, ella disse: «Sì».
– Sapete che stasera vi abbiamo seguita per un bel tratto?
Ella scosse il capo, non guardando né lui né me, umilmente atteggiata, col cappellino e lo scialle in una mano, come se non sapesse che fossero, e premendosi la fronte con l’altra.
– Siete calma abbastanza – domandai – per parlarci sul soggetto che vi stava tanto a cuore... spero che ve ne ricordiate... quella sera che nevicava così forte?
Ricominciò a singhiozzare, e mormorò a fatica che mi ringraziava tanto per non averla scacciata.
– Non voglio dir nulla per giustificarmi – ella disse, dopo qualche istante. – Io son colpevole, io son perduta, non ho nessuna speranza. Ma dite a lui, signore – ella s’era scostata dal pescatore Peggotty – se avete un po’
di pietà per me, che non fui io la causa della sua disgrazia.
– Non è stata mai attribuita a voi – dissi, rispondendo vivamente al suo appello.
– Foste voi, se non m’inganno – ella disse con voce soffocata dal pianto – che entraste nella cucina quella sera ch’ella ebbe tanta pietà di me. Era così buona, e non mi respingeva come gli altri, e mi soccorreva. Foste voi, signore?
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– Sì – risposi.
– Da quanto tempo sarei nel fiume – disse guardandolo con una terribile espressione – se avessi avuto verso di lei il minimo torto da rimproverarmi. Dalla prima notte di questo inverno mi sarei resa giustizia, se avessi avuto la minima parte di colpa in ciò che ella ha commesso.
– Ma si sa benissimo la causa della sua fuga – dissi.
– Voi non ne avete colpa, lo sappiamo benissimo, siate-ne certa.
– Oh, se fossi stata più buona, avrei seguito i suoi consigli! – esclamò la ragazza, con disperato rimpianto. –
Perché essa con me fu sempre tanto buona. Non mi disse mai una parola che non fosse dolce e onesta. È verosimile che io tentassi di farla simile a me, conoscendomi come mi conosco? Quando io perdetti tutto ciò che fa cara la vita, il più doloroso di tutti i miei pensieri fu che io era separata per sempre da lei.
Il pescatore Peggotty, stando con una mano sulla prora d’una barca, e gli occhi abbassati, si portò la mano libera al viso.