Mia sorella è rimasta senza parole.
"Non può. Non ci vede," sono intervenuto io.
"E chi se ne importa.
"Ma...
"Macché ma". E ha detto a mamma: "Teresa, dammi quel pacchetto che sta sulla credenza.
Mamma gliel'ha portato. Papà lo ha scartato e ha tirato fuori un astuccio blu, duro e vellutato.
"Tieni.
Maria lo ha aperto e dentro c'era un paio di occhiali con la montatura di plastica marrone.
"Provali.
Maria se li è infilati, ma continuava a carezzare l'astuccio.
Mamma le ha domandato: "Ti piacciono?
"Sì. Molto. La scatola è bellissima," ed è andata a guardarsi allo specchio.
Papà si è versato un altro bicchiere di vino.
"Se rompi pure questi, la prossima volta ti lascio senza, capito?"Poi mi ha preso per un braccio. "Fammi sentire il muscolo.
Ho piegato il braccio e l'ho irrigidito.
Mi ha stretto il bicipite. "Non mi sembra che sei migliorato. Le fai le flessioni?
"Sì.
Odiavo fare le flessioni. Papà voleva che le facevo perché diceva che ero rachitico.
"Non è vero," ha detto Maria, "non le fa.
"Ogni tanto le faccio. Quasi sempre.
"Mettiti qua". Mi sono seduto anch'io sulle sue ginocchia e ho provato a ba-ciarlo. "Non mi baciare, che sei tutto sporco. Se vuoi baciare tuo padre, prima devi lavarti. Teresa, che facciamo, li mandiamo a letto senza cena?
Papà aveva un bel sorriso, i denti bianchi, perfetti. Né io né mia sorella li abbiamo ereditati.
Mamma ha risposto senza neanche voltarsi.
"Sarebbe giusto! Io con questi due non ce la faccio più". Lei sì che era arrabbiata.
"Facciamo così. Se vogliono cenare e avere il regalo che ho portato, Michele mi deve battere a braccio di ferro. Sennò a letto senza cena.
Ci aveva portato un regalo!
"Tu scherza, scherza... "Mamma era troppo contenta che papà era di nuovo a casa. Quando papà partiva, le faceva male lo stomaco e più passava il tempo e meno parlava. Dopo un mese si ammutoliva del tutto.
"Michele non ti può battere. Non vale," ha detto Maria.
"Michele, mostra a tua sorella che sai fare. E tieni larghe quelle gambe. Se stai tutto storto perdi subito e niente regalo.
Mi sono messo in posizione. Ho stretto i denti e la mano di papà e ho cominciato a spingere. Niente. Non si muoveva.
"Dai! Che c'hai la ricotta al posto dei muscoli? Sei più debole di un mosceri-no! Tirala fuori questa forza, Cristo di Dio!
Ho mormorato: "Non ce la faccio.
Era come piegare una sbarra di ferro.
"Sei una femmina, Michele. Maria, aiutalo, dai!
Mia sorella è montata sul tavolo e in due, stringendo i denti e respirando dal naso, siamo riusciti a fargli abbassare il braccio.
"Il regalo! Dacci il regalo!" Maria è saltata giù dal tavolo.
Papà ha preso una scatola di cartone, piena di fogli di giornale appallottolati. Dentro c'era il regalo.
"Una barca!" ho detto.
"Non è una barca, è una gondola," mi ha spiegato papà.
"Che è una gondola?