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Nella stanza è calata la penombra. Tutti si sono girati verso il televisore.

Come quando giocava l'Italia.

Nascosto dietro la porta, li ho visti trasformarsi in sagome oscure tinte di blu dallo schermo.

Il giornalista parlava di uno scontro tra due treni avvenuto vicino a Firenze, c'erano stati dei morti, ma a nessuno importava.

Mamma versava lo zucchero nel caffè. E loro a dire: "A me uno, a me due, a me senza.

La madre di Barbara ha detto: "Forse non ne parlano. Ieri non ne hanno parlato. Forse non interessa più.

"Zitta tu!" ha sbuffato il vecchio.

Era il momento giusto per andare a fare la pipì.

Bastava arrivare in camera dei miei. Da li entravo in bagno e la facevo al buio.

Mi sono immaginato di essere una pantera nera. Sono uscito dalla stanza a quattro zampe. Ero a pochi metri dalla salvezza quando il padre del Teschio si è alzato dal divano e mi è venuto incontro.

Mi sono appiccicato sul pavimento. Italo Natale ha preso le sigarette dal tavolo ed è tornato a sedersi sul divano. Ho tirato un sospiro e ho ricominciato

ad avanzare. La porta stava li, era fatta, c'ero. Cominciavo a rilassarmi, quando tutti insieme hanno urlato. "Ecco! Ecco!" Zitti!" State zitti!

Ho allungato il collo oltre il divano e per poco non mi è preso un colpo.

Dietro il giornalista c'era la foto del bambino.

Il bambino nel buco.

Era biondo. Tutto pulito, tutto pettinato, tutto bello, con una camicia a quadretti, sorrideva e tra le mani stringeva la locomotiva di un trenino elettrico.

Il giornalista ha proseguito. "Continuano senza sosta le ricerche del piccolo Filippo Carducci, il figlio dell'industriale lombardo Giovanni Carducci rapito due mesi fa a Pavia. I carabinieri e gli inquirenti stanno seguendo una nuova pista che porterebbe...

Non ho sentito più niente.

Urlavano. Papà e il vecchio si sono alzati in piedi.

Il bambino si chiamava Filippo. Filippo Carducci.

"Trasmettiamo ora un appello della signora Luisa Carducci ai rapitori regi-strato questa mattina.

"E ora che cazzo vuole questa bastarda?" ha detto papà.

"Puttana! Brutta puttana!" ha ringhiato dietro Felice.

Il padre gli ha dato uno schiaffo. "Statti zitto!

Si è unita la madre di Barbara. "Cretino!

"Porcoddio! E basta!" ha strillato il vecchio.

"Voglio sentire!

E' apparsa una signora. Elegante. Bionda. Non era né giovane né vecchia, ma era bella. Stava seduta su una grande poltrona di cuoio in una stanza piena di libri. Aveva gli occhi lucidi. Si stringeva le mani come se le dovessero scappare. Ha tirato su con il naso e ha detto guardandoci negli occhi: "Sono la madre di Filippo Carducci. Mi rivolgo ai sequestratori di mio figlio. Vi implo-ro, non fategli male. E' un bambino buono, educato e molto timido. Vi implo-ro di trattarlo bene. Sono sicura che conoscete l'amore e la comprensione.

Anche se non avete figli sono certa che potete immaginare cosa voglia dire quando te li portano via.

Il riscatto che avete chiesto è molto alto, ma io e mio marito siamo disposti a darvi tutto quello che possediamo pur di riavere Filippo con noi. Avete mi-nacciato di tagliargli un orecchio. Vi prego, vi supplico di non farlo... "Si è asciugata gli occhi, ha preso fiato e ha continuato. "Stiamo facendo il possibile.

Per favore. Dio ve ne renderà merito se saprete essere misericordiosi. Dite a Filippo che la sua mamma e il suo papà non lo hanno dimenticato e gli vogliono bene.

Papà ha fatto con le dita il segno della forbice.

"Due orecchie gli tagliamo. Due.

Il vecchio ha aggiunto: "Così, troia, impari a parlare alla televisione!

E tutti hanno ricominciato a urlare.

Mi sono infilato in camera, ho chiuso la porta, sono salito sulla finestra e l'ho fatta di sotto.

Erano stati papà e gli altri a prendere il bambino a quella signora della televisione.

La pipì scrosciava sul telone del camion e le gocce brillavano alla luce del lampione.

«Attento, Michele, non devi uscire di notte», mi diceva sempre mamma.

«Con il buio esce l'uomo nero e prende i bambini e li vende agli zingari».

Papà era l'uomo nero.

Di giorno era buono, ma di notte era cattivo.

Tutti gli altri erano zingari. Zingari travestiti da persone. E quel vecchio era il re degli zingari e papà il suo servo. Mamma no, però.

Mi immaginavo che gli zingari erano una specie di nanetti velocissimi, con le orecchie di volpe e le zampe di gallina. E invece erano persone normali.

Perché non glielo ridavano? Che se ne facevano di un bambino pazzo? La mamma di Filippo stava male, si vedeva. Se lo chiedeva in televisione voleva dire che le importava molto di suo figlio.

E papà gli voleva tagliare pure le orecchie.

"Che fai?" ho sobbalzato, mi sono voltato e per poco non l'ho fatta sul letto.

Maria si era svegliata.

Mi sono rimesso l'uccello nelle mutande.

"Niente.

Are sens