"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » Italian Books » 🖤📚🖤,,La strada''di Cormac McCarthy🖤📚🖤

Add to favorite 🖤📚🖤,,La strada''di Cormac McCarthy🖤📚🖤

Select the language in which you want the text you are reading to be translated, then select the words you don't know with the cursor to get the translation above the selected word!




Go to page:
Text Size:

stiti, resi malvagi dalla lotta per la sopravvivenza in queste condizioni estre-me, si confrontano in mortali ecatombi. La terra, avvolta in un buio pe-renne, qua e là illuminato dagli incendi che ovunque bruciano gli alberi ormai morti, non offre più cibo: sparite le sementi e le coltivazioni, soltanto il cibo conservato in scatola, rintracciato a fatica, può, qualche volta, offrire al protagonista adulto un lontano ricordo dei sapori di un tempo.

Il bambino, nato quando la catastrofe è già avvenuta, ignora il mondo della Natura, ma ha serbato nella mente un sembiante di cane, scorto di sfuggita quando ancora la madre non se ne era andata. E proprio il lontano abbaiare di un cane, così come la visione fuggevole di un coetaneo intravisto dal bambino segnaleranno nel corso del viaggio l’esistenza dei

«buoni», che – prima di tutto – non sono dediti al cannibalismo di ogni embrionale forma di vita. Padre e figlio sono diretti verso il mare, alla ricerca di calore o di altri superstiti. L’uomo sa di essere condannato da una malattia all’ultimo stadio e per questo motivo avanza senza darsi tregua nella speranza di mettere in salvo il bambino. Questi deve essere salvato ad ogni costo forse perché portatore intrinseco della bontà, l’unica forma possibile, sembra dirci l’autore, di salvezza per un’umanità che appare comunque condannata alla sparizione.

È dunque una nuova Apocalisse quella che l’autore ci propone, che richiama alla mente l’effetto devastante delle sette trombe che vengono suonate dagli angeli dopo la rottura del settimo sigillo da parte dell’Agnello: «Un terzo della terra fu arso, un terzo degli alberi andò bruciato e ogni erba verde si seccò […]. Un terzo del mare divenne sangue, un terzo delle creature che vivono nel mare morì ed un terzo andò distrutto [… ].

Un terzo delle acque si mutò in assenzio, e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano diventate amare […]. Un terzo degli astri fu colpito e si oscurò; il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente» ( Apocalisse, 8, 7-12).

Vi è in realtà un unico accenno all’Apocalisse: una botola aperta che sembra «una tomba spalancata nel giorno del giudizio, in qualche dipinto apocalittico» (p. 118), ma i riferimenti religiosi sono numerosi, quasi a 180

Allegoria_63_Layout 1 09/03/12 10:27:05 Pagina 181 (Nero pellicola) allegoria63

voler indicare un percorso sotterraneo che si può rintracciare nelle pieghe del testo. Anche i personaggi, che sono pochi ed essenziali, e le parole chiave più rappresentative rimandano a questa ipotesi di lettura, che sembra tuttavia risolversi in un drammatico rovesciamento di senso della cui portata ci si rende conto solo al termine del libro.

1. Madre

In questo universo le donne sono quasi tutte scomparse, e l’uomo e il bambino si aggirano soli. Un tempo è esistita una madre che ha partorito il bambino. Quando tutti gli orologi si sono fermati alle 1 e 17, la donna era incinta. Da subito ha rifiutato di proseguire a vivere in quelle condi-Cormac

zioni. La differenza fra lei e l’uomo è subito netta: la sua opinione è che McCarthy,

La strada (2006)

non sono dei sopravvissuti, come lui afferma, bensì dei «morti viventi in un film dell’orrore» (p. 43). E come una pallida sposa (una zombie sospesa fra la vita e la morte?) lui la sognerà «coi capezzoli incrostati di argilla chiara e le costole dipinte di bianco» (p. 14). La madre – il cui cuore si è spezzato quando è nato il bambino – non riesce più a provare quel dolore che è l’ultimo baluardo rispetto alla perdita di umanità che è seguita alla catastrofe, e sceglie il richiamo della morte, l’unico amante in grado di darle ciò che desidera, ossia «il nulla eterno» (p. 44). La madre rinuncia a portare con sé il bambino nella morte, ma deride con parole di scherno il progetto di metterlo in salvo: «Le persone che non hanno nessuno fa-rebbero bene ad imbastirsi qualche fantasma decente. Dargli il soffio della vita e convincerlo a proseguire con parole d’amore. Offrirgli ogni minima briciola e proteggerlo dal male con il proprio corpo» (p. 45). È

un commiato freddo, il suo, che non include neppure un saluto al figlio.

Soltanto alla fine del viaggio una figura di madre comparirà ad accogliere il bambino ormai orfano, ma questa presenza non avrà nulla di veramente catartico, perché l’unico dialogo pensabile resterà per lui quello interno con il padre.

2. Padre

È dunque un padre che è anche una madre l’uomo che accompagna il bambino, che lo nutre, lo riscalda come può, lo abbraccia e gli parla. Il bambino non è soltanto la sua unica ragione di vita e la sua garanzia, è per lui un oggetto di fede, l’unico scampato alla morte del mondo e dei suoi affetti: «Se non è lui il verbo di Dio, allora Dio non ha mai parlato»

(p. 4). Proteggerlo dai cattivi, gli dice, è il compito che Dio gli ha assegnato: «Chiunque ti tocchi, io lo ammazzo» (p. 59). Mentre racconta al bambino storie di coraggio e di giustizia, più volte si trova nella condizione di non aiutare o addirittura uccidere i pochi esseri che sfiorano lungo il 181

Allegoria_63_Layout 1 09/03/12 10:27:06 Pagina 182 (Nero pellicola) Canone contemporaneo

tragitto: una contraddizione che risulta incomprensibile al bambino, per il quale ogni incontro rappresenta un quesito fondamentale, il principale criterio di possibile distinzione fra buoni e cattivi che il padre gli ha pro-posto. La categoria dei cattivi non viene mai precisata del tutto, ma si in-tuisce sia costituita da tutti i superstiti che come l’esercito mostruoso delle cavallette dell’Apocalisse infestano la terra, «i denti impastati di carne umana» (p. 58). Dei buoni sappiamo invece che sono quelli che «conti-nuano a provarci. Non si arrendono mai» (p. 105). Vanno cercati, perché a loro è affidata la salvezza del bambino quando il padre non ci sarà più, e sono per il bambino identificati con «quelli che portano il fuoco» (p.

Alessandra

Ginzburg

64), una definizione che il padre ripropone più volte a sancire una missione di civiltà e di vita di cui loro, il figlio in particolare, sono portatori.

Il padre affronta con coraggio le tappe cruciali del viaggio. A volte Ulisse, assediato dalle ombre dei morti, a volte Robinson Crusoe quando trasporta a terra gli oggetti di una barca incagliata, lotta contro l’oblio dei colori, dei sapori e dei nomi. Si misura con il suo corpo sempre più malato e con il desiderio di morte che lo attanaglia a tradimento. La paura più grande è quella di dover tenere fra le braccia il figlio morto o di do-verlo uccidere per preservarlo da una fine abominevole, ma sa che non lo manderà «solo nelle tenebre» (p. 189).

Come coppia, padre e figlio insieme sono paragonati all’inizio a due lebbrosi, poi a due frati mendicanti mandati a cercare elemosine, ma vanno sempre più perdendo lo statuto umano per approdare a quello animale man mano che aumenta il disagio estremo della loro condizione. Sono

«due animali braccati che tremavano come volpacchiotti nella tana» (p.

100) o «come scimmie che spiluzzicano un formicaio» (p. 163), e si ri-trovano alla fine a percorrere «quel mondo senza vita come criceti sulle ruote» (p. 208).

3. Bambino

Il bambino, nato dopo l’Apocalisse, sorride raramente, quasi mai gioca.

Spesso è spaventato. Il dialogo con il padre è molte volte fatto di gesti muti, in cui si limita ad acconsentire con un «ok». Vorrebbe essere con la mamma, essere morto. La sua etica è sempre assoluta, senza riserve ed è la stessa dell’inno alla carità di Paolo di Tarso che «tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» ( I Corinzi 13, 7). Ricorda al padre che

«se uno non mantiene le promesse piccole va a finire che non mantiene neanche quelle grandi» (p. 27). Di solito reagisce con un silenzio pro-lungato ai comportamenti del padre che non accetta perché incoerenti, ed alla fine gli dirà: «Nelle storie aiutiamo qualcuno, mentre in realtà non aiutiamo nessuno» (p. 204). È costantemente preoccupato per gli altri, in particolare per il bambino che intravede una volta fra le case e 182

Allegoria_63_Layout 1 09/03/12 10:27:06 Pagina 183 (Nero pellicola) allegoria63

che immagina senza un papà (p. 66). Anche ottenebrato dalla fame, si fa scrupolo di mangiare il cibo altrui, per il quale ringrazia i morti «salvi in paradiso vicini a Dio» (p. 112). Nei rari incontri fatti lungo la strada, i suoi interventi mirano ogni volta a dare cibo e soccorso. Quasi sempre costretto dal padre a rinunciare a prestare aiuto, si guarda a lungo indietro: vuole vedere. Per il padre invece guardare equivale a morire. Lo sguardo del bambino è senza illusioni; è preoccupato però che il padre possa men-tirgli «su questa cosa del morire» (p. 78). La domanda iniziale «Noi mo-riremo?» (p. 8) ritorna incessante in più punti del romanzo, quasi a scan-dire il tempo della narrazione, mentre la vita si assottiglia come il corpo del bambino, sempre più simile ad un animale in letargo oppure ad un superstite di un campo di concentramento «affamato, esausto, sconvolto Cormac

dalla paura» (p. 90). La paura cresce in lui in modo esponenziale a mano McCarthy,

La strada (2006)

a mano che l’evidenza dell’orrore del mondo si fa più palese. Posto di fronte al cannibalismo che non risparmia i bambini, e dunque uccide ogni regola ed anche il futuro, il bambino è indifeso, «il visetto sporco deformato dalla paura» (p. 150). Sempre più consapevole della condizione di morte e desolazione che lo circonda, sogna mondi paralleli, dove altri portano il fuoco o un altrove (Dio?) a cui dare notizia della loro presenza.

Pur se spaventato, non rinuncia però a sentire la paura altrui. Quando il padre commenta: «Non tocca a te preoccuparti di tutto», il bambino risponde «Sì, tocca a me» (p. 197), svelando così la sua segreta missione sacrificale e salvifica. E infatti il padre sempre più vicino alla morte lo vede «radioso come un tabernacolo in quella desolazione» (p. 208). Il bambino che lo assiste nelle sue ultime ore «aveva un alone di luce tutto intorno» (p. 210), luce che si muove con lui. Altrove i capelli del bambino erano stati paragonati «ad un calice d’oro, buono per ospitare un dio»

(p. 58).

Are sens

Copyright 2023-2059 MsgBrains.Com