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Charles Dickens

David Copperfield

per farla addormentare? Il nastro ora sta intorno al collo della mia Minnie. Non ci dovrebbe stare, forse, ma che ci posso fare? Emilia, certo, è cattiva, ma esse si volevano bene. E la bambina non sa nulla.

La signora Joram era così triste, che il marito venne a consolarla. Lasciatili insieme, mi avviai verso la casa della mia Peggotty, più melanconico, se mai, di quanto già fossi.

Quella buona creatura – intendo Peggotty – non ancora stanca delle angosce recenti e delle sue veglie, s’e-ra recata in casa del fratello per restarvi fino alla mattina. Una vecchia che s’era occupata di tutte le faccende nei giorni in cui Peggotty non era stata in grado di accudirvi, era in casa sola con me. Siccome non avevo bisogno di nulla, la mandai a letto, ed ella v’andò di buon grado; io mi sedetti accanto al fuoco in cucina, per meditare un po’ su quanto era accaduto.

Confusi i recenti avvenimenti con la morte di Barkis, e correvo con la marea verso la lontananza così stranamente contemplata da Cam la mattina, quando un colpo dato alla porta mi riscosse dalla mia fantasticheria. V’e-ra un martello sulla porta, ma non s’era picchiato con esso. Aveva picchiato una mano, e in basso, forse quella di un bambino.

Mi levai in fretta come se fosse il picchio discreto d’un valletto a un signore ragguardevole. Apersi, e a primo 817

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aspetto non vidi, con mio gran stupore, che un vasto ombrello che pareva fosse arrivato lì solo. Ma subito scopersi, riparata al di sotto, la signorina Mowcher.

Non sarei stato disposto a ricevere gentilmente quel diminutivo di donna se, al rimuovere l’ombrello, che tutti i suoi sforzi non riuscivano a chiudere, ella m’avesse mostrato quella volubile espressione di viso, che, nel mio primo e ultimo incontro con lei, m’aveva fatto tanta impressione. Invece il suo volto nell’atto che si volgeva verso di me era improntato a tanta gravità, ed ella si torse le mani in maniera così desolata, dopo che l’ebbi liberata dall’ombrello (il quale avrebbe impacciato perfino il Gigante irlandese), che non potei fare a meno di mostrarmele ospitale.

– Signorina Mowcher! – esclamai, dopo aver dato una occhiata da un lato e l’altro della via deserta, senza sapere distintamente che sperassi di vedervi. – Come state? Che cosa c’è?

Ella mi fece cenno con la destra di chiuderle l’ombrello, e passandomi in fretta accanto, entrò nella cucina.

Quando, richiusa la porta, la seguii, con l’ombrello in mano, la trovai seduta nell’angolo del parafuoco – che era di ferro e basso e aveva di sopra due spranghe qua-drangolari per posarvi i piatti – all’ombra della caldaia, nell’atto di oscillare innanzi e indietro e di stringersi le ginocchia con le mani, come una sofferente.

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Veramente impensierito d’esser solo a ricevere quella visita fuor d’ora, e di trovarmi unico spettatore di quello strano contegno, dissi di nuovo:

– Vi prego di dirmi, signorina Mowcher, che c’è? Vi sentite male?

– Anima bella – rispose la signorina Mowcher, premendosi sul cuore le mani, l’una sul l’altra, – io sto male, molto male. Pensare che si sarebbe dovuto arrivare a tanto, quando avrei potuto saperlo e forse impedirlo, se non fossi stata incredibilmente sciocca!

Il suo gran cappello (immenso per la sua personcina) ondeggiò di nuovo innanzi e indietro, seguendo l’oscil-lazione del corpo minuscolo; mentre un altro cappello colossale seguiva lo stesso ritmo sulla parete.

– Mi meraviglio – cominciai – di vedervi tanto addolorata.,. – Ma ella m’interruppe:

– Già, è sempre così! – disse. – Tutti questi giovani in-considerati, pienamente e perfettamente sviluppati, si meravigliano dei sentimenti più naturali in una personcina come la mia. Mi usano come un balocco, per il loro trastullo, mi gettano via quando se ne sono stancati e si meravigliano che io senta più d’un cavallo a dondolo o d’un soldatino di stagno. Sì, sì, proprio così, sempre così!

– Gli altri, forse – risposi – ma io no, certo. Forse non dovrei meravigliarmi affatto di vedervi in codesto stato: 819

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ma io vi conosco poco; e l’ho detto senza secondi fini.

– Che debbo fare? – rispose la donnina, levandosi in piedi e allargando le braccia per farsi guardare. – Vedete! Mio padre era come me, mia sorella è come me, mio fratello è come me. Da molti anni lavoro per mia sorella e mio fratello... instancabilmente, signor Copperfield...

tutto il giorno. È necessario vivere. Io non faccio male ad anima viva. Sé v’è della gente così sciocca o così crudele da prendermi in giro, che altro mi resta se non prendere in giro me stessa, loro, e tutto? E se faccio così, di chi è la colpa? Mia forse?

No, no; comprendevo bene che la colpa non era sua.

– Se mi fossi mostrata più suscettibile col vostro falso amico – continuò la donnina, scotendo il capo, con aria grave di rimprovero, – credete che egli mi avrebbe mai aiutata o favorita? Se la piccola Mowcher (che non s’è fatta da sé, signorino mio), si fosse rivolta a lui, o a un altro simile a lui, in nome della sua infelicità, credete che la sua vocina sarebbe stata avvertita? La piccola Mowcher, anche se fosse la più perfida e la più sciocca delle nane, avrebbe necessità di vivere. Ma no, ella si potrebbe sgolare a chiedere il pane, e campare allegramente d’aria.

La signorina Mowcher si risedette sul parafuoco, e cavò di tasca il fazzoletto per asciugarsi gli occhi.

– Felicitatevi con me, se avete l’animo gentile, come 820

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credo che l’abbiate – ella disse; – che, mentre so che cosa sono, posso mostrarmi lieta e sopportar tutto. Mi felicito io stessa, a ogni modo, di poter fare il mio pez-zettino di strada nel mondo senza aver da ringraziare nessuno; e che in compenso di ciò che mi si getta, per follia o per carità, possa dare delle ciurmerie. Se non mi lagno di tutto ciò che mi manca, tanto meglio per me, e tanto peggio per nessuno. Se io sono un trastullo per voi giganti, voi giganti siate pietosi per me.

La signorina Mowcher si rimise il fazzoletto in tasca, e, nel frattempo, guardandomi con occhio intento, continuò:

– Vi ho visto poco fa per via. Certo non pensate che io possa camminare col vostro passo, con queste gam-bette e col poco fiato di cui dispongo, e raggiungervi; ma ho indovinato la vostra mèta, e vi ho seguito. Sono stata qui, oggi, un’altra volta; ma la buona padrona non era in casa.

– Che, la conoscete? – domandai.

– La conosco – rispose – da quanto me ne han detto Omer e Joram. Ero da loro alle sette di stamane. Ricordate che cosa mi disse Steerforth di quella sventurata ragazza, quella volta che vi vidi entrambi all’albergo?

Are sens

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