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– Là trovai un autorevole signore inglese – disse il pescatore Peggotty – e gli dissi che ero andato a cercarvi mia nipote. Egli mi fece aver le carte che m’occorreva-no per viaggiare – non so veramente come son chiamate

– e voleva darmi del denaro, ma fortunatamente non ne avevo bisogno. Gli sono veramente riconoscente per quanto egli fece per me. «Ho già scritto delle lettere per raccomandarvi al vostro arrivo – egli mi disse – e parlerò a molti che faranno lo stesso viaggio, e molti sapran-no, molto lungi di qui, che voi viaggiate solo». Gli espressi, come meglio mi fu possibile, la mia gratitudine, e mi misi in viaggio a traverso la Francia.

– Solo e a piedi? – dissi.

– Quasi sempre a piedi – egli soggiunse; – qualche volta 1039

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in qualche carro con gente che sì recava al mercato; qualche volta in vetture che facevano vuote il viaggio di ritorno. Molte miglia al giorno a piedi, e spesso con qualche povero soldato o dell’altra povera gente che si recava a rivedere i parenti. Io non potevo parlare con nessuno e nessuno poteva parlare con me; ma ad ogni modo era sempre una compagnia, per quelle lunghe strade polverose.

Certo quel suo accento affettuoso gli avrebbe fatto trovare degli amici dovunque.

– Quando arrivavo in qualche città – egli continuò – andavo in cerca dell’albergo e aspettavo nel cortile finché arrivasse qualcuno (e qualcuno c’era sempre) che conosceva l’inglese. Allora dicevo che ero in viaggio in cerca di mia nipote, e mi facevo dire quali viaggiatori fossero nell’albergo, e aspettavo per veder entrare o uscire qualcuna che le somigliava. Quando vedevo che non era Emilia, mi rimettevo di nuovo in viaggio. A poco a poco, arrivando nei paesi nuovi, fra la povera gente, m’accorgevo d’esser già conosciuto. Mi facevano fermare alle porte delle loro case, e mi davano qualche cosa da mangiare e bere, e m’indicavano dove poter dormire; e molte donne, signorino Davy, che avevano una figliuola dell’età di Emilia, mi stavano aspettando innanzi alla Croce del nostro Salvatore fuori del villaggio, per usarmi le stesse gentilezze. Ad alcune erano morte le figliuole. E il Cielo sa quanta bontà materna 1040

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m’addimostrarono!

Marta era alla porta. Vedevo il suo viso selvaggio e intento in ascolto. Il mio timore era ch’egli dovesse volger la testa e vederla.

– Spesso mi mettevano i loro bambini... specialmente le bambine – disse il pescatore Peggotty – sulle ginocchia; e molte volte si sarebbe potuto vedermi sulle loro soglie, la sera, quasi come se fossero stati i figliuoli della mia Diletta. Oh, la mia Diletta!

Oppresso da un’improvvisa angoscia, egli singhiozzava forte. Misi la mia mano tremante sulla mano con cui si copriva il viso.

– Grazie, signore – egli disse – scusatemi.

Dopo un momento si scoprì il viso, si mise la mano sul petto e continuò il racconto.

– La mattina – egli disse – spesso ero accompagnato da quella buona gente per un miglio o due di strada; e quando li lasciavo, e dicevo: «Io vi son tanto grato! Dio vi benedica!» sembrava che capissero ciò che dicevo, e rispondevano benevolmente. Finalmente mi misi in mare. Non fu difficile, potete crederlo, a un marinaio come me, guadagnarsi il passaggio fino in Italia. Quando vi arrivai, andai errando come avevo fatto prima. La gente con me si mostrò buona lo stesso, e sarei andato di città in città, e anche di paese in paese, se non avessi avuto notizia che ella era stata vista fra le montagne 1041

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svizzere. Uno che conosceva il servo di lui li aveva visti tutti e tre: mi disse come viaggiavano, e dove erano.

Camminai verso quelle montagne, signorino Davy, giorno e notte. Più lontano andavo, e più mi pareva che quelle montagne si allontanassero da me. Ma finalmente fui su e le attraversai. Non lontano dal luogo del quale mi s’era parlato, cominciai a dire fra me e me: «Che farò quando la vedrò?».

Il viso intento, insensibile alla notte inclemente, si abbassò accanto alla porta, e le mani mi pregarono –

mi supplicarono – di non scacciarlo.

– Non ho mai dubitato di lei – disse il pescatore Peggotty. – No, neanche per un istante. Avesse potuto soltanto vedermi in faccia, udir la mia voce, vedermi ancora una volta innanzi a lei a ricordarle la casa donde era fuggita e la bambina ch’ella era stata, e se anche fosse diventata una principessa di sangue reale, si sarebbe gettata ai miei piedi. N’ero più che sicuro. Molte volte in sogno l’avevo sentita gridare: «Zio!» e veduta cader come morta innanzi a me. Molte volte in sogno l’avevo sollevata dal suolo, e le avevo bisbigliato: «Emilia, diletta mia, io son venuto apportarti il perdono, e a ricondurti a casa».

Si fermò, e scosse il capo, e continuò con un sospiro:

– Lui non era più nulla per me. Emilia era tutto.

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Avevo comprato una veste da contadina per lei; e sapevo bene che, una volta che l’avessi ritrovata, si sarebbe messa a camminare al mio fianco sulle strade sassose, dovunque avessi voluto, e non mi avrebbe lasciato mai, mai più. Farle indossare quel vestito, e gettar via tutto ciò che portava... prendermela di nuovo a braccetto, e incamminarmi verso casa... fermarmi di tanto in tanto per strada, per medicarle i piedi contusi e il cuore più contuso ancora... era allora l’unico mio pensiero. Credo che lui non lo avrei neanche guardato, neanche guardato. Ma, signorino Davy, non era destinato... non ancora! Arrivai troppo tardi, e se n’erano andati. Dove, non mi fu dato sapere. Alcuni dicevano di qua, altri dicevano di là. Andai di qua, e andai di là, ma senza trovare l’Emilia, e son tornato in patria.

– Da quanto tempo? – chiesi.

– Pochi giorni fa – disse il pescatore Peggotty. –

Vidi il vecchio battello nel buio, e il lume acceso alla finestra. Avvicinandomi, e guardando a traverso i vetri, vidi la signora Gummidge, seduta sola accanto al fuoco, fedele alla consegna. La chiamai: «Non temere!

Sono Daniele», ed entrai. Non avrei mai creduto che il vecchio battello mi potesse parer così strano!

Da una tasca sul petto trasse, con mano riguardosa, un pacchettino di carta che conteneva due o tre lettere, e le posò sul tavolo.

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– Questa prima arrivò – disse, scegliendola dalle altre –

dopo una settimana dalla mia partenza. V’era dentro, in un foglio a parte indirizzato a me, un biglietto di cinquanta sterline. Era stata deposta di notte sotto la porta.

Ella aveva cercato di contraffare la sua scrittura, ma a me non poteva nasconderla.

Piegò di nuovo il biglietto, con gran cura e pazienza, nella sua forma primitiva, e lo mise da parte.

– Questa lettera è diretta alla signora Gummidge – disse aprendone un’altra – ed è arrivata due o tre mesi fa. –

Dopo averla guardata per qualche momento, me la diede, e aggiunse piano: – Fatemi il piacere di leggerla, signore.

Lessi come segue:

«Oh, che penserete quando vedrete questo scritto, e saprete che vien dalla mia mano colpevole? Ma provate, provate – non per amor mio, ma per amore di mio zio –

ad addolcire il vostro cuore verso di me, solo per un momento.

«Provatevi, vi prego, ad avere pietà d’una povera disgraziata, e scrivetemi su un pezzo di carta se egli sta bene, e che cosa disse di me, prima che rinunciaste a no-minarmi più fra voi; – e se mai la sera, all’ora in cui io ero solita di tornare a casa, egli mostri di pensare ancora a quella che amava tanto. Oh, il mio cuore sanguina quando penso a tutto questo! M’inginocchio innanzi a 1044

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voi, pregandovi e scongiurandovi di non mostrarvi con me crudele come mi merito... so bene che me lo merito... e di essere così buona e pietosa da scrivermi qualche parola di lui, e di spedirmela. Non mi chiamate più «Piccina mia», non mi chiamate col nome che io ho disonorato; ma abbiate pietà della mia angoscia, e fatemi la grazia di scrivermi qualche cosa di mio zio, che non rivedrò mai più in questo mondo!

«Mia cara, se il vostro cuore è crudele per me – giustamente crudele, lo so – chiedete a colui verso il quale sono più colpevole, a colui del quale dovevo esser moglie, se è necessario respingere la mia preghiera. Se egli è abbastanza pietoso per dirvi che potete scrivermi qualche cosa – io credo che lo farà, perché è stato sempre così generoso e buono e disposto a perdonare, – ditegli allora, soltanto allora, che quando la notte io sento soffiare il vento, mi sembra che sia passato irato accanto a lui e a mio zio, e che risalga verso il Signore ad accusar-mi. Ditegli che se dovessi morire domani (e oh, come sarei contenta di morire, se mi sentissi preparata!) bene-direi lui e mio zio con le mie ultime parole, e la mia ultima preghiera sarebbe per la sua felicità!».

Anche in questa lettera era accluso del denaro. Cinque sterline. Come la somma precedente, non era stato toccato, e la lettera fu ripiegata nella stessa guisa. Particolari istruzioni erano aggiunte per l’indirizzo della risposta, le quali, benché rivelassero l’intervento di parecchie 1045

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mani, e rendessero difficile giungere a una esatta conclusione sul nascondiglio della scrivente, facevano sembrare almeno non improbabile che ella avesse mandato la lettera dal punto dove, come s’era detto, era stata veduta.

Are sens