Il gran cappello sulla testa della signorina Mowcher e quello più grande sul muro ricominciarono ad oscillare innanzi e indietro a quella domanda.
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Ricordavo benissimo quello a cui ella si riferiva – ci avevo pensato molte volte quel giorno – e glielo dissi.
– Che il Fattore d’ogni Male lo confonda – disse la donnina, levando l’indice fra me e i suoi occhi scintillanti; –
e confonda dieci volte di più quel suo scellerato servitore; ma io credevo che foste voi ad avere una passione fanciullesca per lei.
– Io? – ripetei.
– Fanciullo, fanciullo! In nome della malasorte cieca –
esclamò la signorina Mowcher, torcendosi con impazienza, e agitandosi nell’angolo del parafuoco – perché la lodavate tanto, e arrossivate ed eravate così turbato?
Non potevo dissimularmi che m’ero comportato com’ella diceva, benché per una ragione diversa, da quella che immaginava.
– Che potevo sapere io? – disse la signorina Mowcher, cavando di nuovo il fazzoletto, e pestando i piedini tutte le volte che con ambe le mani se lo portava agli occhi. –
Vedevo bene ch’egli vi tormentava e vi vezzeggiava; e che eravate come morbida seta in mano sua. Un minuto dopo che avevo lasciato la vostra stanza, il suo domestico mi disse che il Giovane Innocente (così egli vi chiamava, e voi potete chiamarlo senza rimorso Vecchio Furfante) s’era incapricciato di lei, e anche lei era innamorata pazza di voi; ma che il suo padrone s’adoperava per evitar cattive conseguenze – più per amor vostro, 822
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che per lei – e che perciò essi si trattenevano qui. Potevo non credergli? Avevo visto Steerforth carezzarvi e lusin-garvi, tessendo le lodi di lei. Eravate stato il primo a dire il suo nome. Avevate confessato un’antica ammirazione. Vi avevo visto freddo e caldo, e rosso e bianco, mentre parlavate di lei. Che potevo pensare... che pensai? Che eravate un giovane libertino inesperto, caduto in mani molto esperte, le quali potevano guidarvi, se così volevano, per il vostro bene. Oh, oh, oh! Essi teme-vano ch’io scoprissi la verità! – esclamò la signorina Mowcher, uscendo dal parafuoco, e trotterellando su e giù per la cucina con le due piccole braccia levate disperatamente al cielo... – Perché io sono astuta... come potrei altrimenti girare il mondo?... E tutti e due mi ingan-navano, e diedi alla povera ragazza disgraziata una lettera, l’origine, credo, dei suoi colloqui con Littimer, lasciato a bella posta qui.
Rimasi stupito alla rivelazione di tanta perfidia, e seguii con lo sguardo la signorina Mowcher che continuava ad andar su e giù per la cucina, finché non ebbe più fiato, e si sedé di nuovo sul parafuoco, e, asciugandosi il viso col fazzoletto, scosse il capo a lungo, senza muoversi più, e senza pronunziare più una sillaba.
– I miei giri in provincia – ella aggiunse finalmente –
l’altra sera mi condussero a Norwich, signor Copperfield. Ciò che potei scoprire colà sui loro segreti viaggi qui, senza di voi... circostanza strana... mi destò il so-823
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spetto di qualche cosa di male. Presi ieri la diligenza di Londra, mentre traversava Norwich, e sono arrivata questa mattina. Ah, troppo tardi!
La povera piccola Mowcher sentiva tanto freddo, a forza di piangere e di gemere, che si voltò sul parafuoco per scaldarsi i piedi nella cenere, e se ne stette a guardar fissa il fuoco come una gran bambola. Io ero seduto dall’altro lato del caminetto, smarrito in tristi riflessioni, e contemplando un po’ il fuoco, un po’ lei.
– Debbo andarmene – disse finalmente, levandosi. – È
tardi. Voi non diffidate di me?
Incontrando una sua occhiata penetrante, che era più penetrante che mai nell’istante che mi mosse quella domanda, non potei rispondere un «No» franco.
– Eppure – ella disse, accettando l’offerta della mia mano che l’aiutò a passare sul parafuoco, e guardandomi supplichevole in viso – non diffidereste di me, se io fossi una donna di statura regolare.
Sentii che in questo c’era molta verità, ed ebbi quasi rossore di me stesso.
– Voi siete ragazzo – ella disse, con un cenno della testa.
– Ascoltate due parole di avvertimento anche da una inezia di novanta centimetri come sono io. Cercate di non scambiare i difetti corporali con quelli mentali, mio buon amico, se non avete delle solide ragioni per farlo.
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Quando ella fu oltre il parafuoco, io fui libero dai miei sospetti. Le dissi che non dubitavo che m’avesse descritto fedelmente i suoi sentimenti, e che entrambi eravamo stati due strumenti ciechi in mani ben determina-te. Ella mi ringraziò e mi disse che ero un bravo giovane.
– Ora, badate! – essa esclamò, voltandosi, nell’atto di arrivare alla porta, e guardandomi di nuovo con piglio astuto e l’indice levato. – Ho qualche ragione di sospettare, da ciò che ho sentito... ho sempre le orecchie aperte, io, e faccio sempre tesoro delle facoltà in mio possesso... che essi siano partiti per il continente. Ma se mai ri-tornano, se mai qualcuno di loro ritorna, ed io sono ancora viva, ho più probabilità di tanti altri, andando in giro come faccio, di saperlo subito. Ciò che saprò io, lo saprete voi. Se mai potrò far qualcosa per la povera ragazza tradita, lo farò con tutto il cuore, che il Signore m’aiuti! E Littimer starebbe meglio ad avere un molosso alle calcagna che la piccola Mowcher.
Ebbi una gran fiducia in quest’ultima asserzione, osservando lo sguardo che l’accompagnava.
– Abbiate in me la fede che avreste in una donna di struttura normale, né più né meno – disse la piccola creatura, prendendomi la mano con aria supplichevole.
– Se mai vi capitasse di vedermi diversa da ciò che sono ora, e tal quale mi vedeste la prima volta, tenete conto della compagnia in cui mi trovo. Ricordatevi che sono 825
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