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Si è sollevato un coro generale. "No, non è vero!

"E' vero. Ve lo giuro sul cuore della Madonna.

Vivo. Completamente vivo.

"E' impossibile!

Che razza di bestie dovevano essere per mangiarsi pure un cane di razza?

Il Teschio ha fatto di si con la testa. "Melichetti glielo ha lanciato dentro il recinto. Il bassotto ha provato a scappare, è un animale furbo, ma i maiali di Melichetti di più. Non gli hanno dato scampo. Massacrato in due secondi". Poi ha aggiunto: "Peggio dei cinghiali.

Barbara gli ha chiesto: "E perché glielo ha lanciato?

Il Teschio ci ha pensato un po'. "Ha pisciato in casa. E se tu finisci là dentro, cicciona come sei, ti spolpano fino alle ossa.

Maria si è messa in piedi. "E' pazzo Melichetti?

Il Teschio ha sputato di nuovo a terra. "Più pazzo dei suoi maiali.

Siamo rimasti zitti a immaginarci la figlia di Melichetti con un padre così cattivo. Nessuno di noi sapeva come si chiamava, ma era famosa per avere una specie di armatura di ferro intorno a una gamba.

"Possiamo andarli a vedere!" me ne sono uscito.

"Una spedizione!" ha fatto Barbara.

"E' lontanissima la fattoria di Melichetti. Ci mettiamo un sacco," ha bronto-lato Salvatore.

"E invece è vicinissima, andiamo... "Il Teschio è montato sulla bicicletta.

Non sprecava mai l'occasione per avere la meglio su Salvatore.

Mi è venuta un'idea. "Perché non prendiamo una gallina dal pollaio di Re-mo, così quando arriviamo la gettiamo nel recinto dei maiali e vediamo come la spolpano?

"Forte!" il Teschio ha approvato.

"Ma papà mi uccide se gli prendiamo una gallina," ha piagnucolato Remo.

Non c'è stato niente da fare, l'idea era buonissima.

Siamo entrati nel pollaio, abbiamo scelto la gallina più magra e spelacchiata e l'abbiamo messa in una sacca.

E siamo partiti, tutti e sei e la gallina, per andare a vedere questi famosi maiali di Melichetti e abbiamo pedalato tra i campi di grano, e pedala pedala il sole è salito e ha arroventato tutto.

Salvatore aveva ragione, la fattoria di Melichetti era lontanissima. Quando ci siamo arrivati avevamo una sete tremenda e la testa che bolliva.

Melichetti se ne stava con gli occhiali da sole seduto su un vecchio dondolo, sotto un ombrellone storto.

La fattoria cadeva a pezzi e il tetto era stato riparato alla meglio con latta e catrame. Nel cortile ci stava un mucchio di roba buttata: ruote di trattore, una Bianchina arrugginita, sedie sfondate, un tavolo senza una gamba. Su un palo di legno coperto di edera erano appesi dei teschi di mucca consumati dalla pioggia e dal sole. E un cranio più piccolo e senza corna. Chissà di che bestia era.

Un cagnaccio pelle e ossa abbaiava alla catena.

In fondo c'erano delle baracche di lamiera e i recinti dei maiali, sull'orlo di una gravina.

Le gravine sono piccoli canyon, lunghi crepacci scavati dall'acqua nella pietra. Guglie bianche, rocce e denti appuntiti affiorano dalla terra rossa.

Spesso dentro ci crescono olivi sbilenchi, corbezzoli e pungitopo, e ci sono caverne dove i pastori mettono le pecore.

Melichetti sembrava una mummia. La pelle rugosa gli pendeva addosso ed era senza peli, tranne un ciuffo bianco che gli cresceva in mezzo al petto.

Intorno al collo aveva un collare ortopedico chiuso con degli elastici verdi e addosso un paio di pantaloncini neri e delle ciabatte di plastica marrone.

Ci ha visti arrivare sulle nostre biciclette, ma non si è mosso. Dovevamo sembrargli un miraggio. Su quella strada non passava mai nessuno, al massimo qualche camion con il fieno.

C'era puzza di piscio. E milioni di mosche cavalline. A Melichetti non davano fastidio. Gli si posavano sulla testa e intorno agli occhi, come alle mucche.

Solo quando gli finivano sulla bocca, sbuffava.

Il Teschio si è fatto avanti. "Signore, abbiamo sete. Ce l'avrebbe un po'

d'acqua?

Ero preoccupato perché uno come Melichetti ti poteva sparare, gettarti ai maiali, o darti da bere acqua avvelenata. Papà mi aveva raccontato di uno in America che aveva un laghetto dove teneva i coccodrilli, e se ti fermavi a chiedergli un'informazione quello ti faceva entrare dentro casa, ti dava un colpo in testa e ti buttava in pasto ai coccodrilli. E quando era arrivata la poli-zia, invece che andare in galera si era fatto sbranare. Melichetti poteva benissimo essere uno così.

Il vecchio ha sollevato gli occhiali. "Che ci fate qui, ragazzini? Non siete un po' troppo lontani da casa?

"Signor Melichetti, è vero che ha dato da mangiare ai maiali il suo bassotto?" se ne è uscita Barbara.

Mi sono sentito morire. Il Teschio si è girato e l'ha fulminata con uno sguardo d'odio. Salvatore le ha tirato un calcio in uno stinco.

Melichetti si è messo a ridere e gli è venuto un attacco di tosse che per po-co non si strozzava.

Quando si è ripreso ha detto: "Chi ti racconta queste fesserie, ragazzina?

Barbara ha indicato il Teschio. "Lui!

Il Teschio è arrossito, ha abbassato la testa e si è guardato le scarpe.

Io sapevo perché Barbara lo aveva detto.

Qualche giorno prima c'era stata una gara di lancio dei sassi e Barbara aveva perso. Per penitenza, il Teschio l'aveva obbligata a slacciarsi la camicia e a mostrarci il seno. Barbara aveva undici anni. Aveva un po' di tette, uno sputo, niente a che vedere con quelle che le sarebbero venute entro un paio di anni.

Si era rifiutata. "Se non lo fai, scordati di venire con noi," l'aveva minacciata il Teschio. Io ero stato male, non era giusta quella penitenza. Barbara non mi

piaceva, appena poteva cercava di fregarti, ma mostrare le tette, no, mi sembrava troppo.

Il Teschio aveva deciso: "O ce le fai vedere o te ne vai.

E Barbara, zitta, aveva preso e si era sbottonata la camicetta.

Are sens