"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » » 💛🌾📚Io non ho paura – Niccolò Ammaniti💛🌾📚

Add to favorite 💛🌾📚Io non ho paura – Niccolò Ammaniti💛🌾📚

Select the language in which you want the text you are reading to be translated, then select the words you don't know with the cursor to get the translation above the selected word!




Go to page:
Text Size:

Mi hanno rotto queste penitenze.

Ci siamo incamminati verso la casa.

Si reggeva in piedi per scommessa. Sorgeva al centro di uno spiazzo di terra coperto dai rami delle querce. Crepe profonde l'attraversavano dalle fon-damenta fino al tetto. Degli infissi erano rimaste solo le tracce. Un fico, tutto annodato, era cresciuto sopra le scale che portavano al balcone. Le radici avevano smantellato i gradini di pietra e fatto crollare il parapetto. Sopra c'era ancora una vecchia porta colorata d'azzurro, marcia fino all'osso e scrostata dal sole. Al centro della costruzione un grande arco si apriva su una stanza con il soffitto a volta. Una stalla. Puntelli arrugginiti e pali di legno sostenevano il solaio che in molti punti era crollato. A terra c'era letame rinsecchito, cenere, mucchi di mattonelle e calcinacci. I muri avevano perso gran parte dell'intonaco e mostravano i sassi poggiati a secco.

Il Teschio era seduto su un cassone dell'acqua.

Tirava sassi contro un bidone arrugginito e ci osservava. "Ce l'hai fatta," e ha aggiunto per precisione: "Questo posto è mio.

"Come è tuo?

"E' mio. Io l'ho visto per primo. Le cose sono di chi le trova per primo.

Sono stato spinto in avanti e per poco non finivo faccia a terra. Mi sono voltato.

Barbara, tutta rossa, la maglietta sporca, i capelli arruffati, mi è venuta addosso pronta a fare a botte. "Tocca a te. Tu sei arrivato ultimo. Hai perso!

Ho messo i pugni avanti. "Sono tornato indietro. Sennò arrivavo terzo. Lo sai.

"Che c'entra? Hai perso!

"A chi tocca fare la penitenza?" ho domandato al Teschio. "A me o a lei?

Si è preso tutto il tempo per rispondere, poi ha indicato Barbara.

"Hai visto? Hai visto?" Ho amato il Teschio.

Barbara ha cominciato a dare calci nella polvere. "Non è giusto! Non è giusto! Sempre a me!

Perché sempre a me?

Non lo sapevo. Ma sapevo che c'è sempre uno che si becca tutta la sfortu-na. In quei giorni era Barbara Mura, la cicciona, era lei l'agnello che toglie i peccati.

Mi dispiaceva, ma ero felice di non essere io al posto suo.

Barbara si aggirava tra noi come un rinoceronte.

"Facciamo la votazione, allora! Non può decidere tutto lui.

A distanza di ventidue anni non ho ancora capito come faceva a sopportar-ci. Doveva essere per la paura di rimanere da sola.

"Va bene. Facciamo la votazione," ha concesso il Teschio. "Io dico che tocca a te.

"Pure io," ho detto.

"Pure io," ha ripetuto a pappagallo Maria.

Abbiamo guardato Salvatore. Nessuno poteva astenersi, quando c'era la votazione. Era la regola.

"Pure io," ha fatto Salvatore, quasi sussurrando.

"Visto? Cinque contro uno. Hai perso. Tocca a te," ha concluso il Teschio.

Barbara ha stretto le labbra e i pugni, ho visto che deglutiva una specie di palla da tennis. Ha abbassato la testa, ma non ha pianto.

L'ho rispettata.

"Che... devo fare?" ha balbettato.

Il Teschio si è massaggiato la gola. La sua mente bastarda si è messa al la-voro.

Ha tentennato un istante. "Ce la devi... far vedere. .. Ce la devi far vedere a tutti.

Barbara ha barcollato. "Cosa vi devo far vedere?

"L'altra volta ci hai fatto vedere le tette". E rivolgendosi a noi. "Questa volta ci fa vedere la fessa. La fessa pelosa. Ti abbassi le mutande e ce la fai vedere". Si è messo a sghignazzare aspettandosi che anche noi avremmo fatto lo stesso, ma non è stato così. Siamo rimasti gelati, come se un vento del Polo Nord si fosse improvvisamente infilato nella valle.

Era una penitenza esagerata. Nessuno di noi aveva voglia di vedere la fessa di Barbara. Era una penitenza pure per noi. Lo stomaco mi si è stretto. Desi-

deravo essere lontano. C'era qualcosa di sporco, di... Non lo so. Di brutto, ec-co. E mi dava fastidio che ci fosse mia sorella lì.

"Te lo puoi scordare," ha fatto Barbara scuotendo la testa. "Non m'importa se mi picchi.

Il Teschio si è messo in piedi e le si è avvicinato con le mani in tasca. Tra i denti stringeva una spiga di grano.

Le si è parato davanti. Ha allungato il collo.

Non è che poi era tanto più alto di Barbara. E nemmeno tanto più forte.

Non ci avrei messo una mano sul fuoco che se il Teschio e Barbara facevano a botte, il Teschio aveva la meglio tanto facilmente. Se Barbara lo buttava a terra e gli saltava sopra lo poteva pure soffocare.

"Hai perso. Ora ti abbassi i pantaloni. Così impari a fare la stronza.

"No!

Il Teschio le ha dato uno schiaffo.

Barbara ha spalancato la bocca come una trota e si è massaggiata la guancia. Ancora non piangeva. Si è girata verso di noi.

"Non dite niente voi?" ha piagnucolato. "Siete come lui!

Noi zitti.

"Va bene. Ma non mi vedrete mai più. Lo giuro sulla testa di mia madre.

"Che fai, piangi?" Il Teschio se la godeva da matti.

"No, non piango," è riuscita a dire trattenendo i singhiozzi.

Are sens