– Il signore e la signora Micawber! – ripetei. – Ma io li conosco intimamente.
Un doppio colpo battuto opportunamente alla porta di strada, nel modo che conoscevo bene per il tempo passato a Windsor Terrace, e che non avrebbe potuto esser battuto che dal signor Micawber, mi trasse da ogni dubbio sulla presenza colà dei miei vecchi amici. Pregai Traddles di dire al suo padrone di casa di salire. Traddles lo chiamò dal pianerottolo, e il signor Micawber, che non era cambiato minimamente, con le uose, il bastone, il solino e l’occhialetto, lo stesso come sempre – entrò nella stanza con aria nobilmente gioviale.
– Vi chieggo scusa, signor Traddles – disse il signor Micawber, con la sua antica inflessione di voce, cessando di canterellare un’arietta... – Non sapevo che ci fosse qualcun altro, estraneo a questa abitazione, nel vostro santuario.
Il signor Micawber mi salutò con un leggero inchino, e impresse un giro al mento nel solino.
– Come state, signor Micawber? – dissi.
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– Signore – disse il signor Micawber. – voi siete molto cortese. Sono nello statu quo.
– E la signora Micawber? – continuai.
– Signore – disse il signor Micawber – anche lei, grazie a Dio, nello statu quo.
– E i figliuoli, signor Micawber?
– Signore – disse il signor Micawber – son lieto di poter rispondere ch’essi godono, similmente, i benefici della salute.
Fino a quel momento, il signor Micawber non m’aveva affatto riconosciuto, benché mi stesse perfettamente di fronte. Ma poi, vedendomi sorridere, considerò i miei lineamenti con maggiore attenzione, si trasse indietro, esclamò: «Possibile! Ho io il piacere di rivedere Copperfield?» e mi strinse ambe le mani col massimo fervore.
– Giusto Cielo, signor Traddles! – disse il signor Micawber. – Pensare che conoscevate l’amico della mia giovinezza, il compagno dei miei primi giorni! Mia cara! –
gridando dalla ringhiera alla signora Micawber, mentre Traddles appariva (e a ragione) un po’ sorpreso degli ap-pellativi datimi. – C’è un signore nell’appartamento del signor Traddles, che desidera il piacere di esserti presentato, amor mio.
Il signor Micawber ricomparve immediatamente, e 722
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mi strinse di nuovo la mano.
– E come sta il nostro amico il dottore, Copperfield
– disse il signor Micawber – e tutti gli amici di Canterbury?
– Ho di tutti buone notizie – dissi.
– Sono veramente incantato di apprenderlo
– disse il signor Micawber. – Fu a Canterbury che c’incontrammo l’ultima volta. All’ombra, posso immagino-samente dire, di quel religioso edificio reso immortale da Chaucer, di quell’antica mèta di pellegrini dei più re-moti angoli del... insomma – disse il signor Micawber –
nell’immediata vicinanza della Cattedrale.
Risposi di sì. Il signor Micawber continuò a parlare con la massima volubilità; ma non senza mostrare, mi parve, con qualche indizio di preoccupazione in viso, di seguire i rumori della stanza attigua, perché la signora Micawber si lavava le mani, e chiudeva e apriva cassetti che non scorrevano con facilità.
– Noi ci troviamo, Copperfield – disse il signor Micawber, volgendo un’occhiata a Traddles – stabiliti per il presente su ciò che si può designare come un impianto modesto e senza pretese, ma tu sai che, nel corso della mia carriera, ho dovuto vincere grandi difficoltà e superare continui ostacoli. Tu sei a cognizione che vi sono stati periodi, nei quali mi fu necessario sostare finché non fossero avvenuti certi eventi non inattesi; periodi 723
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nei quali mi fu d’uopo di tornare indietro, prima di fare ciò che, confido, non mi farà accusare di presunzione se chiamo... un salto. Il momento attuale è una di quelle importanti fasi nella vita d’un Uomo. Tu mi trovi tornato indietro per spiccare un salto; e ho ogni ragione di credere che un vigoroso balzo ne sarà fra breve il risultato.
Gli stavo esprimendo la mia soddisfazione, quando entrò la signora Micawber; un po’ meno pulita di quel che soleva essere una volta, se non m’ingannarono gli occhi, non più avvezzi a vederla; ma pure non del tutto trascurata per una visita, e con le mani infilate in un paio di guanti marrone.
– Mia cara – disse il signor Micawber, conducendola verso di me. – Ecco un signore di nome Copperfield, che desidera rinnovare la sua conoscenza con te.
Per quel che accadde, sarebbe stato meglio che l’annunzio fosse stato dato con maggior tatto; perché la signora Micawber, cagionevole di salute, ne fu sopraffatta, e si sentì così male, che il signor Micawber fu costretto a correre, in gran trepidazione, al tino dell’acqua piovana nel cortile, per attingerne un catino da lavarle la fronte.
Ella subito si rimise, però, e fu veramente lieta di vedermi. Ci trattenemmo in conversazione una mezz’ora tutti insieme; e io le chiesi notizie dei gemelli, che ella mi disse, erano divenuti dei «pezzi di figlioli», e del signorino e della signorina Micawber, che mi descrisse come 724
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addirittura dei «giganti», ma che non mi furono mostrati in quell’occasione.
Il signor Micawber voleva assolutamente che rimanessi a desinare con lui. Non sarei stato mal disposto ad accettare, ma mi parve scorgere nell’occhio della signora Micawber qualche inquietudine relativa alla quantità di carne fredda tenuta in serbo. Perciò allegai d’avere un appuntamento altrove, e osservando che lo spirito della signora Micawber s’era immediatamente rasserenato, resistei a tutte le insistenze che mi furono fatte perché accettassi.
Ma dissi a Traddles e al signore e alla signora Micawber, prima di lasciarci, che dovevano fissare un giorno nel quale venire a pranzo con me. Per le occupazioni di Traddles fu necessario stabilire una data alquanto lontana; un appuntamento che conveniva a tutti fu preso, e soltanto allora mi congedai.