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Quando arrivai su – la casa aveva un sol piano su quello terreno – Traddles m’era uscito incontro sul pianerottolo. Fu lietissimo di vedermi, e, con gran cordialità, mi diede il benvenuto nella sua cameretta, ch’era sulla facciata dell’edificio, e pulitissima, benché modestamente arredata. Componeva tutta la sua casa, vidi; perché v’era un canapè a letto, e tra i libri, il lucido e le spazzole per le scarpe – alti su uno scaffale, dietro un dizionario. Il tavolino era coperto di carte. Egli era vestito d’un vecchio abito, e s’era staccato proprio allora dal lavoro.

Non osservai nulla di particolare, ma notai tutto, perfino, mentre mi sedevo, l’immagine d’una chiesa sul calamaio di porcellana – ché la mia facoltà di osservazione s’era esercitata fin dal tempo dei Micawber. Egli aveva preso delle ingegnose disposizioni per dissimulare il canterano, il cantuccio ove teneva le scarpe, lo specchietto per la barba, e così via; e tutto mi provava che era ancora quello stesso Traddles il quale usava di fare, con la carta dei quaderni, modelli di serragli che potevano contenere delle mosche, e consolarsi dei maltratta-menti coi memorabili lavori d’arte che spesso ho ricordato.

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In un angolo della stanza v’era qualche cosa di accuratamente coperto con una grande tovaglia bianca. Non potei capir che fosse.

– Traddles – dissi stringendogli di nuovo la mano, dopo che mi fui accomodato, – sono felice di rivederti.

– Anch’io sono felice di riveder te, Copperfield – egli rispose. – Sono contento davvero. Appunto perché sarei stato veramente contento di stare un po’ insieme con te, quando c’incontrammo in Ely Place, ed ero certo che ne avresti avuto piacere anche tu, ti diedi questo indirizzo e non quello dello studio.

– Che, hai uno studio? – dissi.

– Sì, il quarto d’una stanza e d’un corridoio, e il quarto d’uno scrivano – rispose Traddles. – Ci siamo uniti in quattro per avere uno studio, e darci l’aria di aver degli affari, e dividiamo in quattro anche la spesa dello scrivano, che a me costa mezza corona la settimana.

Il suo antico ingenuo carattere e la sua antica giovialità, e qualche cosa della sua cattiva sorte inoltre, parvero sorridermi nel sorriso col quale mi fece questa spiegazione.

– Non perché io abbia il minimo orgoglio, Copperfield, tu mi capisci – disse Traddles – io non son solito di dare il mio indirizzo qui, ma per rispetto di quelli che mi vengono a trovare, che qui non verrebbero volentieri. Ho già da far molto a lottare contro le difficoltà 714

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per farmi un po’ di strada nel mondo, e sarebbe ridicolo se facessi le viste di pensare ad altro.

– Il signor Waterbrook mi disse che tu ti prepari per essere avvocato.

– Ebbene, sì – disse Traddles, stropicciandosi lentamente le mani, l’una sull’altra. – Mi sto preparando per il foro. È da poco veramente che ho cominciato, dopo un lungo intervallo, a frequentare i corsi. Da parecchio ero iscritto, ma le cento sterline da pagare rappresentavano una fatica erculea. Una fatica erculea – disse Traddles con una smorfia, come se stesse per cacciarsi un dente.

– Sai a che penso, Traddles, stando qui a guardarti?

– gli chiesi.

– No – disse.

– A quel vestito azzurro che tu portavi.

– Ah, benissimo! – disse Traddles ridendo. – Stretto alle braccia e alle gambe, lo so. Ah, sì, sì! Tempi felici quelli, non ti pare?

– Credo che il nostro direttore avrebbe potuto farce-li più lieti, senza maltrattare nessuno – risposi.

– Forse – disse Traddles – ma dopo tutto si stava allegri. Ricordi le sere nel dormitorio? Quelle volte che vi facevamo le nostre cene? E quando tu narravi tante cose? Ah, ah, ah! E ricordi quando fui bastonato, che 715

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avevo pianto per il signor Mell? Caro Creakle! Mi piacerebbe di rivederlo.

– Con te si comportava peggio d’un bruto, Traddles

– dissi, indignato, perché il suo buonumore mi dava l’impressione che l’avessi visto bastonare il giorno innanzi.

– Credi? – rispose Traddles. – Veramente? Forse sarà stato come tu dici. Ma tutto è passato, da tanto tempo. Caro Creakle!

– Ti manteneva uno zio, allora? – dissi.

– Ah, ricordi – disse Traddles – quello al quale sempre dovevo scrivere e al quale non scrivevo mai? Ah, ah, ah! Sì, avevo uno zio, allora. Morì dopo che lasciai la scuola.

– Proprio. Era un negoziante ritirato, un... come si dice... mercante di stoffe... e m’aveva nominato suo erede. Ma non gli piacqui più, quando crebbi.

– Ma veramente? – dissi. Lo diceva con tanta tranquillità, che immaginai che avesse intenzione di scher-zare.

– Altro che, Copperfield. Proprio come ti dico – rispose Traddles. – Era una disgrazia... ma io non gli piacevo affatto affatto. Disse che non ero ciò che s’aspettava, e si sposò la governante.

– E che facesti? – chiesi.

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– Nulla di speciale – disse Traddles. – Stetti con loro aspettando che mi desse una mano a farmi un po’

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