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David Copperfield

sguardo grave – sta laggiù nel Devonshire... è una di dieci figlie. Quindi non son tanto occupato come te...

in questo senso.

– Non so come tu possa fare – risposi – a vederla così raramente.

Ah! – disse Traddles, pensoso. – Me lo domando an-ch’io. Forse, Copperfield, perché non si può fare altrimenti.

Già – risposi con un sorriso, e non senza un po’ di rossore – forse anche perché hai tanta costanza e tanta pazienza, Traddles.

Credi? – disse Traddles, meditabondo. – Ti sembra così, Copperfield. Veramente non lo sapevo. Ma lei è una ragazza tanto cara che, chi sa, può avermi comunicato qualche cosa delle sue virtù. Ora che tu me lo fai notare, Copperfield, non me ne stupisco. Ti assicuro che lei dimentica sempre se stessa per badare alle altre nove.

– È la maggiore? – chiesi.

Oh, no! – disse Traddles. – la maggiore è la Bellezza.

Egli s’accorse, immagino, che non potei fare a meno dal sorridere alla semplicità di questa risposta; e aggiunse, con un sorriso sull’ingenuo volto: Non che la mia Sofia... bel nome, non è vero, Copperfield?

Bellissimo – dissi.

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Non che la mia Sofia non sia bella ai miei occhi e non parrebbe una delle più care ragazze a chiunque si fosse.

Ma quando dico che la maggiore è la Bellezza, voglio dire che veramente è una... – sembrava ch’egli si accu-mulasse delle nuvole d’attorno, con ambo le mani – è uno splendore, sai – disse Traddles con energia.

Veramente! – dissi.

Ti garantisco – disse Traddles – una cosa straordinaria, umanamente. Siccome è nata per frequentare i salotti e farsi ammirare, e non può andarci spesso, dati i mezzi limitati della famiglia, a volte facilmente diventa un po’

irritabile ed esigente. Sofia la mette di buon umore.

– Sofia è la minore? – mi avventurai a domandare.

– Oh, no! – disse Traddles, carezzandosi il mento. – Le due minori hanno nove e dieci anni. Sofia le educa.

– È la seconda, forse? –

dissi ancora.

– No – disse Traddles. – La seconda è Sara. Sara ha qualche cosa alla spina dorsale, poverina. La malattia scomparirà a poco a poco, dicono i dottori, ma intanto dovrà rimanere a letto per un anno. Sofia le fa da infermiera. Sofia è la quarta.

– E la madre è viva? – chiesi.

– Oh, sì! – disse Traddles. – È viva. È una donna veramente superiore, ma l’umidità del clima non s’adatta al 875

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suo organismo, e infatti... e infatti, ha perduto l’uso delle membra.

– Poveretta! – dissi.

– Triste, non è vero? – rispose Traddles. – Ma, la cosa, guardandola dal lato semplicemente domestico, non è così grave. Sofia fa da madre alla madre e alle altre nove.

Sentivo la maggiore ammirazione per le virtù di quella signorina; e, con l’onesta idea di far del mio meglio perché non si abusasse della bontà di Traddles a de-trimento del comune loro avvenire, domandai come stesse il signor Micawber.

– Sta benissimo, grazie, – disse Traddles. – Non abito più con lui ora.

– No?

– No. Vedi, il fatto sta – disse Traddles sottovoce – che ora, in conseguenza delle sue temporanee difficoltà, ha cambiato di nome e si fa chiamare Mortimer. Non esce che di notte... e con gli occhiali. Vi fu un sequestro in casa nostra per la pigione. La signora Micawber era in una condizione così straziante che non ebbi il cuore di rifiutarmi di firmare quella seconda cambiale. Tu non puoi immaginare, Copperfield, che piacere mi facesse veder tutto finito e la signora Micawber ridiventata allegra.

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– Uhm!... – esclamai.

– Non che la sua felicità fosse di lunga durata – continuò Traddles – perché, disgraziatamente, dopo un’altra settimana, ci fu un altro sequestro, che ruppe l’unione.

Da allora ho abitato in un appartamento ammobiliato, e i Mortimer si mantengono nel più assoluto ritiro. Spero che non mi dirai che sono un egoista, Copperfield, se ti dico che il negoziante di mobili s’è impossessato del mio tavolino tondo col piano di marmo, e del vaso di fiori e della colonna di Sofia.

– Che crudeltà! – esclamai indignato.

– Rappresentava uno... rappresentava uno sforzo erculeo

– disse Traddles col solito gemito, a quell’espressione. –

Non lo dico per rinfacciar il mio sacrificio a qualcuno, ma per un mio disegno. Si tratta, Copperfield, che io non ero in grado di ricomprarli nell’atto del sequestro: primo, perché il negoziante di mobili, comprendendo che li volevo, me ne chiese un prezzo favoloso; e, secondo, perché... ero assolutamente senza denaro. Da allora ho tenuto sempre d’occhio quel negozio – disse Traddles, godendo assai di quel suo mistero – che è lassù, all’estremità di Tottenham Court Road, e, finalmente, oggi li trovo messi in vendita. Li ho sbirciati solo dall’altro lato della via, di nascosto del negoziante. Se egli mi vede gironzare lì attorno, ne domanderà chi sa che prezzo. Ciò che ho pensato, ora, avendo il denaro, è che tu non avresti difficoltà a far venire con me la tua 877

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buona governante... le mostrerò il negozio dall’angolo della via... perché essa me li compri a un prezzo ragionevole, come se dovessero servir per lei.

Il piacere con cui Traddles mi tracciava questo progetto, e la coscienza ch’egli aveva della sua straordinaria astuzia, sono fra i miei più freschi ricordi.

Gli dissi che la mia governante sarebbe stata felice di servirlo, e che saremmo partiti in campagna insieme, ma a un patto. E il patto era che egli dovesse giurare solennemente di non prestar più né il suo nome, né altro, al signor Micawber.

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