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Un giorno, recandomi come il solito al Commons, incontrai sulla soglia il signor Spenlow, che aveva un aspetto grave e mormorava qualche cosa fra i denti. Siccome si lagnava sovente di soffrir di mal di capo – in 972

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verità aveva il collo torto e portava solini troppo inami-dati – mi venne in principio l’idea ch’egli non si sentisse bene; ma su questo punto fui tosto rassicurato.

Invece di rispondere al mio «buongiorno» con la sua usuale affabilità, mi guardò con aria altera e cerimoniosa, e freddamente m’invitò ad accompagnarlo a un certo caffè, che, in quel tempo, aveva una porta nel Commons, appunto nella piccola arcata del Cimitero di San Paolo. Obbedii, in uno stato di grande turbamento, invaso da un brivido caldo, come se tutti i miei timori stessero per scoppiarmi sulla pelle; Quando rimasi un po’ indietro, perché la via era angusta, osservai che il modo con cui egli portava la testa non annunciava nulla di buono; ed ebbi a un tratto il dubbio che avesse scoperto qualche cosa intorno alla mia diletta Dora.

Se non l’avessi sospettato, andando verso il caffè, l’avrei certamente indovinato nel momento che lo seguii in una stanza superiore, dove trovai la signorina Murdstone, appoggiata a una specie di credenza, sulla quale erano parecchi bicchieri rovesciati che sostenevano dei limoni, e due di quelle scatole straordinarie, tutte angoli e scanalature, per ficcarvi i coltelli o le forchette, le quali, per fortuna dell’umanità, sono ora completamente passate di moda.

La signorina Murdstone mi sporse le sue unghie gelide, e si assise severamente rigida. Il signor Spenlow chiuse la porta, mi fé cenno di accomodarmi, e rimase in piedi 973

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sul tappeto di fronte al caminetto.

– Abbiate la bontà di mostrare al signor Copperfield –

disse il signor Spenlow – ciò che avete nella borsetta, signorina Murdstone.

Era, credo, l’antica identica borsa a grappe d’acciaio della mia fanciullezza, la borsa che si chiudeva come un morso. Tenendo chiuse le labbra come era chiusa la bocca, la signorina Murdstone l’aprì – aprendo simultanea-mente la bocca – e mi presentò l’ultima mia lettera a Dora, densa d’espressioni d’amore devoto.

– Credo che la scrittura sia vostra, signor Copperfield? –

disse il signor Spenlow.

Il viso mi ardeva, e la voce che udii non mi parve la mia, quando risposi: «Sì, signore».

– Se non erro – disse il signor Spenlow, mentre la signorina Murdstone cavava un pacco di lettere dalla borsa, legato col più leggiadro nastrino azzurro – anche quelle lettere furono scritte da voi, signor Copperfield?

Presi il pacchetto con un senso di desolazione; e dando un’occhiata alle frasi d’introduzione come: «Mia sempre cara e dilettissima Dora», «Angelo amatissimo», e

«Cuore del mio cuore», e simili, arrossii profondamente, e chinai la testa.

– No, grazie! – disse il signor Spenlow, freddamente, mentre facevo l’atto di riconsegnargli il pacco. – Non 974

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voglio privarvene. Signorina Murdstone, siate così buona da continuare.

Quella gentile creatura, dopo aver considerato un istante il tappeto, narrò ciò che segue con glaciale unzione:

– Debbo confessare d’aver avuto, per un certo tempo, qualche sospetto sulla signorina, riguardo a Davide Copperfield. Osservai la signorina e Davide Copperfield, quando s’incontrarono la prima volta, e non ne ebbi una buona impressione. La depravazione del cuore umano è così...

– Vi sarò obbligato, signorina – interruppe il signor Spenlow – se vi limiterete alla esposizione dei fatti.

La signorina Murdstone abbassò gli occhi, scosse il capo come per protestare contro quella interruzione sconveniente, e, con dignità accigliata, ripigliò:

– Giacché debbo limitarmi ai fatti, li narrerò con la maggiore semplicità possibile. Forse questo sarà il modo più accetto. Ho già detto, signore, che per un certo tempo ebbi qualche sospetto relativamente alla signorina Spenlow e a Davide Copperfield. Spesso cercai di trovar delle prove a questi sospetti, ma invano. Perciò mi risparmiai di rivelarli al padre della signorina Spenlow – ed ella gli diede uno sguardo severo – sapendo come malvolentieri in simili casi si sia disposti a riconoscere negli altri l’adempimento scrupoloso del proprio dovere.

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Il signor Spenlow sembrava veramente abbattuto dalla signorile gravità delle maniere nella signorina Murdstone, e cercò di attenuare quella severità con un gesto conciliativo della mano.

– Dopo il mio ritorno a Norwood, dopo il mio periodo di assenza in occasione del matrimonio di mio fratello –

continuò sdegnosamente la signorina Murdstone – e al ritorno della signorina Spenlow dalla visita alla sua amica signorina Mills, mi parve che le maniere della signorina Spenlow dessero più che mai alimento ai miei sospetti. Perciò mi misi rigorosamente a vigilarla.

Ahi, la cara, tenera Dora, inconsapevole di quell’occhio di drago!

– Ma fino a ieri sera – ripigliò la signorina Murdstone –

non m’era riuscito di trovare alcuna prova. M’ero accorta che la signorina Spenlow riceveva troppe lettere dalla sua amica signorina Mills; ma la signorina Mills era sua amica con la piena approvazione di suo padre – un’altra occhiata significativa al signor Spenlow – e non avevo il diritto di immischiarmene. Se non m’è permesso alludere alla naturale depravazione del cuore umano, almeno posso... debbo anzi, avere il permesso di parlare, d’una fiducia mal collocata.

Il signor Spenlow mormorò il suo consenso, in forma d’apologia.

– Ieri sera, dopo il tè – continuò la signorina Murd-976

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stone – osservai il cagnolino saltare, correre e ringhiare per il salotto, intorno a qualche cosa. Dissi alla signorina Spenlow: «Dora, il cane che cosa ha in bocca? È carta?» La signorina Spenlow immediatamente si mise la mano al corpetto, diede improvvisamente un grido, si precipitò sul cane. Io m’interposi e dissi: «Dora, mia cara, permettete».

Oh, Jip, bestia miserabile, quel rovescio era avvenuto per fatto tuo!

– La signorina Spenlow tentò – disse la signorina Murdstone – di corrompermi con baci, ninnoli e oggettini di gioielleria... di questo non dico nulla. Il cagnolino, quando io m’avvicinai, si rifugiò sotto il canapè, e mi ci volle del bello e del buono per sloggiarnelo a forza di molle. Anche quando ne fu uscito, continuava a tenere stretta in bocca la lettera. Cercai di strappargliela, con l’imminente pericolo d’averne un morso; ma la stringeva fra i denti con tanta forza che potei tenerlo sospeso in aria per mezzo di quel documento. Finalmente mi riuscì di strapparglielo. Dopo averlo letto, dissi alla signorina che molte lettere simili dovevano essere in suo possesso; e finalmente ottenni da lei il pacco che ora è in mano di Davide Copperfield.

Qui ella tacque, e chiudendo di nuovo la borsa, e stringendo la bocca, assunse l’atteggiamento di chi può rompersi, ma non piegarsi mai.

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– Abbiamo sentito la signorina Murdstone – disse il signor Spenlow, volgendosi a me. – Ora mi permetto di chiedervi, signor Copperfield... se avete qualche cosa da dire in vostra difesa.

L’immagine che avevo innanzi agli occhi del tesoro del cuor mio, che aveva pianto e singhiozzato tutta la sera – di lei abbandonata, desolata, infelice – di lei che aveva pietosamente supplicato e scongiurato quella donna dal cuore di pietra di perdonarle, facendo una vana offerta di baci, di ninnoli e gioielli – di lei, immersa in tanta angoscia per amor mio – diminuì molto, temo, quel poco di dignità che ero in grado di contrap-porre al signor Spenlow. Temo che per qualche minuto tremassi come una foglia, benché facessi del mio meglio per dissimularlo.

Are sens