David Copperfield
come me – disse il pescatore Peggotty, con uno sguardo in giro, d’infinito orgoglio – ch’essa abbia più affezione in cuore per suo zio che sale il mare nel suo seno...
sciocchina!.. – Emilia ha ragione, signorino Davy! –
disse Cam. – E giacché così vuole l’Emilia, che è tanto agitata e impaurita, la lascerò qui fino a domani mattina.
E ci rimarrò anch’io.
– No, no – disse il pescatore Peggotty. – Non devi.
Sei quasi ammogliato, e non devi buttar via un giorno di lavoro. Non si può vegliare e poi lavorare. No, no. Torna a casa. Temi forse che Emilia non sia in buone mani?
Va’, va’!
Cam fu persuaso da queste ragioni, e si prese il cappello per uscire. Anche quando egli la baciò – non lo vidi mai avvicinarsi a lei, senza pensare che la natura gli aveva dato l’anima di un gentiluomo – ella si strinse ancor più tenacemente allo zio, come per sfuggire al fidanzato. Io chiusi la porta dietro di lui, per non disturbare la quiete che regnava nella stanza; e quando tornai, trovai che il pescatore Peggotty parlava ancora alla nipote.
– Ora, io andrò su a dire a tua zia che è venuto il signorino Davy, e questo la solleverà un po’ – egli disse. –
Siediti accanto al fuoco, intanto, cara, e scaldati le mani, ché le hai fredde come il ghiaccio. Non esser così paurosa e non accorarti tanto. Che? Vuoi venire con me?...
Bene, vieni con me... su. Se suo zio fosse cacciato di casa, e fosse costretto ad andare a dormire su una diga, 787
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signorino Davy – disse il pescatore Peggotty, con non meno orgoglio di prima – credo ch’essa gli andrebbe subito dietro. Ma presto vi sarà un altro... presto vi sarà un altro, Emilia.
Dopo, quando andai su, ebbi, passando innanzi alla porta della mia cameretta, che era al buio, la vaga impressione ch’ella fosse distesa sul pavimento. Ma non so se fosse lei, o una confusa apparenza delle ombre nella camera.
Ebbi agio di pensare, innanzi al fuoco della cucina, alla paura che l’Emilia provava innanzi alla morte, e questo, aggiunto a ciò che m’aveva detto Omer, credetti fosse la cagione del suo cambiamento; ed ebbi agio, prima che Peggotty venisse giù, di pensare anche con più indulgenza a questa debolezza, mentr’ero intento al tic-tac dell’orologio, e diventava più profondo il senso del silenzio solenne che mi circondava. Peggotty mi strinse fra le braccia, e mi benedì e mi ringraziò non so quante volte per il conforto che le arrecavo (fu ciò che disse) nella sua angoscia. Mi pregò poi di salire, dicendomi fra i singhiozzi che Barkis m’aveva sempre voluto bene; che spesso aveva parlato di me, prima che perdesse i sensi; e ch’ella credeva, nel caso che li riacquistasse, che la mia presenza lo avrebbe rallegrato, se qualche cosa al mondo avesse potuto ancora rallegrarlo.
La probabilità d’una cosa simile m’apparve, quando potei vederlo, molto scarsa. Egli giaceva con la testa e le 788
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spalle fuori del letto, in una posizione assai scomoda, poggiato a metà sul baule che gli era costato tante fatiche ed affanni. Appresi che quando non aveva potuto più alzarsi barcollante dal letto per aprirlo, e assicurarsi della sua presenza, per mezzo della bacchetta divinato-ria che gli avevo visto usare, egli aveva voluto che venisse messo sulla sedia accanto al letto, dove l’aveva tenuto abbracciato, notte e giorno. Aveva ora un braccio sul baule. Il tempo e il mondo gli sfuggivano; ma il baule era lì, e l’ultime parole ch’egli aveva pronunziato (a mo’ di spiegazione) erano state: «Panni vecchi!»
– Barkis, caro! – disse Peggotty, d’un tono che cercava di far apparire allegro, chinandosi su di lui, mentre il fratello e io rimanevamo a piè del letto. – Vedi il mio caro ragazzo... il mio caro ragazzo, il signorino Davy, che ci fece sposare, Barkis. Tu mi scrivevi, per mezzo suo, sai! Non dici nulla al signorino Davy?
Egli era muto e insensibile come il baule, dal quale il suo aspetto derivava la sola espressione che avesse.
– Se ne va con la marea – mi disse il pescatore Peggotty, dietro la mano.
I miei occhi erano umidi, come anche quelli di Peggotty; ma io ripetei con un bisbiglio:
– Con la marea?
– Non si può morir sulla spiaggia – disse il pescatore Peggotty – che a marea bassa. Non si può nascere, se 789
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non a marea crescente... non si può nascere veramente che in piena marea. Egli se ne va con la marea. Essa sarà bassa alle tre e mezzo, e non risalirà che dopo una mezz’ora. Se vive finché l’acqua ricomincia a salire, durerà fino alla piena marea, e se n’andrà alla prossima marea bassa.
Rimanemmo così a guardarlo, a lungo – per ore. Non so dire quale misterioso effetto la mia presenza avesse su di lui in quello stato dei suoi sensi; ma quando finalmente cominciò a vaneggiare e a mormorare qualche parola, è certo che mormorava di volermi condurre al convitto.
– Riacquista i sensi – disse Peggotty.
Il pescatore Peggotty mi toccò, e bisbigliò con molta riverenza e timore:
– Ecco la marea che s’abbassa, se ne va.
– Barkis, caro! – disse Peggotty.
– Clara Peggotty Barkis – egli esclamò con un filo di voce: – la più buona donna del mondo.
– Guarda! C’è qui il signorino Davy! – disse Peggotty, che lo vide aprir gli occhi. Ero sul punto di chiedergli se mi riconoscesse, quando egli tentò di stendere il braccio, e disse distintamente, con un sorriso:
– Barkis ha intenzione!
E se n’andò con la bassa marea.
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